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Poesie di Vernalda Di Tanna

 

Mi fruga un raggio ogni ferita
tra le ciglia, il sale disinfetta
smista sogni. Sulle guance
si perdono i confini delle barche
restano vele lontane dalla resa.
Dov’è Itaca? Forse è labile contorno
nella cerniera d’un tramonto, finestra
schiusa assieme a labbra d’ortica
screpolate a primavera?

 

Nelle chiuse case un silenzio giace –
dove ho lasciato anni ad annaspare
e la felpa ad asciugare, chiamano
sbagli le cose che abbiamo
amato. Beve ultimo un respiro
sciabordio di fumo e nuvole –
risorge un male da tutto questo miele.

 

Già sarai senza rumore
sui cuscini ombra, fiore abile che disfa
sbocciato le lenzuola. Profumi
resteranno nodi impigliati
tra i miei capelli che costringi
spartiti oltre il silenzio.

 

Il trabocco se ne sta in punta
di piedi come il profeta, ligneo
sulle acque immobile sospeso
screziato, sulla pelle del mare
resta di gabbiano un urlo
di bambino un canto ad invertire
rotta ai pescatori:
è la premonizione del mattino
nella fiamma delle stelle.

 

Vernalda Di Tanna (Vasto, 1997) è studentessa di Lettere Moderne presso l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti. Nel 2017 è tra i vincitori del contest “Scrivi come sei. Poetry Life Together” indetto da Terranova. Ha collaborato con Alessandro Quasimodo al progetto promosso dalla «Rivista Orizzonti», Alessandro Quasimodo legge I Poeti Italiani Contemporanei. Vol. 1 (Aletti Editore, 2018). Recensisce libri di poesia su «Laboratori Poesia» e «Redazione Idee». Suoi testi sono apparsi sulla rivista «clanDestino».

7 risposte a “Poesie di Vernalda Di Tanna”

  1. Permetta questo sopruso poetico, poi mi dira. Se vorra.
    Nel mio gusto della composizione si agguatta
    l’errore. Bisogna perseguirlo, non stanarlo, ma conclamarlo. (Il callo dell’età)

    Questa sua scrittura rivela la perfezione
    non nella visione, bella! “fiore abile che disfa
    sbocciato le lenzuola”…
    ma nella costruzione semantica del resto della trama poetica.

    Le parole non corrispondono più alle cose e viceversa. Quando leggo a me piace travisare e per esempio: gli “sbagli” leggendo e travisando
    son diventati sbadigli.

    (Sarà l’età…😊😊)
    “Nelle chiuse case un silenzio giace –
    dove ho lasciato anni ad annaspare
    e la felpa ad asciugare, chiamano
    “sbadigli”le cose che abbiamo
    amato. Beve ultimo un respiro
    sciabordio di fumo e nuvole –
    risorge un male da tutto questo miele.”

    Questa quella che più mi piace.
    Travisatura a parte! Belle.
    Un piacere leggerle.

    Perdonami per il sopruso.
    Mauro Pierno

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  2. Perché “bisogna”? Esiste un’unica possibilità, un’unica via da praticare in poesia?
    Non mi pare. Mi pare, di contro, esistano molteplici possibilità quante sono le possibilità di creare/evocare immagini con la poesia.
    Vorrei capire inoltre di che errore lei parli? Io non trovo errori né di forma né di sostanza.
    La misura e il ritmo dei versi sorregono la tensione del dire di Di Tanna, che non mi sembra ceda alla moda, cedevole, dell’autocompiacimento nel solco del dolore evocato.
    Un certo gusto novecentesco non è nemmeno celato, per fingere una purezza poetica.
    Infine mi sembra che le parole corrispondano e non sfuggano alle cose chiamate in causa dalla poesia.

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  3. L’ha ribloggato su RIDONDANZEe ha commentato:
    Nelle chiuse case un silenzio giace –
    dove ho lasciato anni ad annaspare
    e la felpa ad asciugare, chiamano
    sbagli le cose che abbiamo
    amato. Beve ultimo un respiro
    sciabordio di fumo e nuvole –
    risorge un male da tutto questo miele.

    Vernalda Di Tanna (Vasto, 1997)

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  4. La poesia che vive, rivive e si ristana. Sembra ieri quando Montale ebbe a dire, in pratica, finita la poesia nell’intervento durante l’assegnazione del premio Nobel per la Letteratura. Codesta nostra pur sfuggente Musa, non fa che adeguarsi al senso delle umane cose, ammesso che codeste umane cose abbiano, di per sè, un senso. Forse le tramate trame sensoriali – sempre oniriche la loro parte- sono costì a ricordarci l’intima ricerca che si adagia all’infinito nel frattempo in espansione, Scienza e conoscenza che vanno alla pari mano nella mano in un affannoso tremolìo perché troppo angusto dietro codesta nostra grata di galera.

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