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I poeti della domenica #323: Boris Pasternak, Mein Liebchen, was willst du noch mehr?

Mein Liebchen, was willst du noch mehr?

Fuggono dal muro le lancette.
L’ora assomiglia a uno scarafaggio.
Basta, perché spaccare i piatti,
far saltare i nervi e i bicchieri?

A questa dacia tutta legno
ben altre cose possono capitare.
La felicità è una cosa facile!
Non fasciamoci la testa prima che si rompa.

Potrebbe saettare un fulmine
e incendiare la cuccia umida.
Potrebbero scappare i cuccioli.
O un pallino di pioggia forare un’ala.

Il bosco non è altro che un salotto.
Il calore della luna sui pini – una stufa,
come grembiule steso al sole –
si asciuga una nuvola e fruscia.

E quando infuria sul pozzo
la bufera dell’angoscia, di sfuggita
elogia la tempesta le pareti domestiche.
Mia cara, che vuoi di più?

Un anno si è bruciato nel cherosene
come un moscerino sulla lanterna.
Eccolo, come un’alba grigio-azzurra,
si alza intriso di sonno, di intemperie.

Si mette alla finestra, arcuato,
vecchio, sconvolto di compassione.
Zuppo di lui rimane il guanciale,
sono i singhiozzi che vi ha affogato.

Come consolare tale decadenza?
O tu che vieni senza leggerezza,
in che modo placare la negletta
tristezza di un’estate desolata?

Gronda il bosco filamenti plumbei,
grigia e rabbuiata – la lappola,
mentre lui piange, quando risplendi tu!
Bella a giorno, bella di trepidazione!

Che avrai da lacrimare, vecchio zuccone?
Forse ne hai visti altri più felici?
Lì dove in campagna i girasoli
si smorzano – astri nella polvere e acquazzoni?

 

Mein Liebchen, was willst du noch mehr?

По стене сбежали стрелки.
Час похож на таракана.
Брось, к чему швырять тарелки,
Бить тревогу, бить стаканы?

С этой дачею дощатой
Может и не то случиться.
Счастье, счастью нет пощады!
Гром не грянул, что креститься?

Может молния ударить, –
Вспыхнет мокрою кабинкой.
Или всех щенят раздарят.
Дождь крыло пробьет дробинкой.

Все еще нам лес – передней.
Лунный жар за елью – печью,
Все, как стираный передник,
Туча сохнет и лепечет.

И когда к колодцу рвется
Смерч тоски, то мимоходом
Буря хвалит домоводство.
Что тебе еще угодно?

Год сгорел на керосине
Залетевшей в лампу мошкой.
Вон, зарею серо-синей,
Встал он сонный, встал намокший.

Он глядит в окно, как в дужку,
Старый, страшный состраданьем.
От него мокра подушка,
Он зарыл в нее рыданья.

Чем утешить эту ветошь?
О, ни разу не шутивший,
Чем запущенного лета
Грусть заглохшую утишить?

Лес навис в свинцовых пасмах,
Сед и пасмурен репейник,
Он – в слезах, а ты – прекрасна,
Вся как день, как нетерпенье!

Что он плачет, старый олух?
Иль видал каких счастливей?
Иль подсолнечники в селах
Гаснут – солнца – в пыль и ливень?

 

da: Boris Pasternak, Anch’io ho conosciuto l’amore. Poesie 1913-1956. A cura di Marilena Rea, Passigli Poesia 2015 62-65

3 risposte a “I poeti della domenica #323: Boris Pasternak, Mein Liebchen, was willst du noch mehr?”

  1. L’apparente facile approdo alla felicità, ma pur sempre un approdo lontano, in contrapposizione alla profonda prostrazione, all’attuale, vicino, contiguo malessere quando il tempo si annulla o si consuma e la natura è ambigua, accoglie e respinge, è un salotto ma si tinge di desolazione, come l’estate, e si copre di filamenti plumbei. In sintesi sembra essere questo il senso della lirica di Pasternak.
    Il poeta si rivolge a sé stesso come a uno ‘zuccone’, come all’uomo, eterno insofferente, prigioniero e complice della sua stessa prigionia. Qualcosa di peggio forse è già stato, qualcosa di più insopportabile, qualcosa che ha condizionato l’attuale vivere che si consuma come un insetto attratto da una lanterna, la stessa lanterna che lo brucia.
    Incisive e liriche nel contempo le interferenze che la natura esercita sull’indole e la psiche, il bosco, la casa di legno nella foresta, i girasoli come astri nella polvere. Caducità ed esaltazione, presenza ripiegata, malinconia pensosa, gracilità ricondotta a meditazione sull’essere. Una pagina poetica struggente.

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    • Ringrazio vivamente Salvatore Enrico Anselmi per la sua lettura ampia e appassionata della poesia di Pasternak, che prende da un testo di Heine del “Libro dei canti” il verso che resta nel titolo in tedesco, anche nell’originale russo. Rivolgo un ulteriore ringraziamento all’autore del commento per averlo firmato.

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      • Ringrazio Anna Maria Curci per le espressioni di apprezzamento che mi fanno davvero piacere e che coronano la lettura, è vero appassionata, che Pasternak suscita ogni volta con le sue liriche, in ragione dell’autentica vibrazione di anima inquieta e sensibilissima, che trafigge e induce alla riflessione, anche quando è colta e misurata nella citazione stessa.

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