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Inediti di Marta Genduso

© Giulia Parlato, Parete II. Isola (2016)

 

Carbone

La tua energia di vivere
trattenuta in nuce
una violenza estrosa
interdetta:
una mano sulla corteccia
l’altra tra i miei capelli
stretti tra le dita
come corda tra le labbra
il canto del piacere.

Travolta io, qui accanto
come un carbone arso e muto
mi sento e rimango
per terra tra gli ultimi fuochi.

Così se mi prendessi tra le dita
adesso
una tenerezza implosa
scoscesa:
una mano sulla roccia
l’altra a tracciare graffiti
nel paleolitico dei miei desideri
nella caverna del Dinofelis.

 

Bestia e Terra

Davanti a te
o meglio
fra le tue mani
ritorno di terra
impasto d’argilla
fasci di nervi e fremiti
impulsi etologici.

Ricomincio a fiutare
riprendo a sentire
ogni muovere che striscia
sibilla sul manto
carezza le zampe
che corrono nostalgia

Davanti a te
o meglio
con le tue mani
mi spoglio
prima dell’evoluzione
prima dell’homo
in contatto col tempo

Così
lontana da te
rimango
al buio
se non hai mai visto una bestia piangere,
al buio
per te.

 

Fungo

Un ramo
macchiato di terra
odora di funghi
ed io
macchiata di te
riposo col corpo affondato
senza radici
e gli occhi il cappello.
Abbiamo entrambi una volva
un gambo ed un piede
Allora prendimi sporca
tratta muta dal micelio
nudo
che logico rifiuta
il veleno di te.

 

MortaIO

Il mortaio di legno
rintocca
batte.
Le bacche si disfano
aprendosi in frantumi
poi il succo
liquido rappreso
sangue raggrumato
una pasta di mandorle
compatta
sulla fronte
come medicina antica.

Così anche noi
rimaniamo pestati

Il mortaio di legno
batte
rintocca
svogliato
nel nostro martirio
dei giorni che escono a gocce
da un vecchio rubinetto malandato
le parole stanche biascicate
si trascinano
escono come rivoli di saliva
nel sonno
sul cuscino
fino alla stasi muta
dei corpi lontani.

Noi disfatti e spacciati
che non sappiamo
come siamo arrivati
fin qui,
malridotti
naufraghi della nostra tempesta
fuori controllo
approdati
su due isole distanti.

 

Transumanza

Siamo stati un genere letterario
-tu non lo sai-
la pastorella trobadorica:

Portata sotto le fronde
non eravamo vicini ad un fiume
eppure da lì
si poteva sentire ogni cosa,
persino i versi di giorni lontani.

Graffiandomi le gambe per seguirti
arrivati senza cercare riparo
un po’ sanguinavo,

ma io non curante
al pascolo in transumanza
brucavo come animale
sul corpo dato all’erba,
sulle foglie e sui rami
te come nutrimento
muovendomi sul petto
cercando il tuo sesso
baciando ogni silenzio.

Le tue mani le sentivo vibrare
mi annodavano i capelli ai rami
così che in quelle forme geometriche
sullo sfondo del cielo
anche io misurassi gli spazi.

Ondeggiando ferina
con le zampe, i guaiti e le danze
di sguardi e di odori
tra noi e le cose d’intorno

rimanevo preda consegnata
la raccoglitrice tornata
a sera in caverna
vicino al fuoco.
La femmina della tua specie.

Accovacciata sulle tue gambe
respirando del tuo piacere
anche io sfumavo nel bianco
del tuo seme,

abbandonandoci insieme
hai innaffiato un suolo
che adesso avrà senso di te
-chissà che germogli d’uomini di cui esser padre-

(Se ritornassi in quel bosco
li troveresti già alberi
da stenderti sotto)

ma la tua carezza rimane
lo sguardo d’un animale
pronto a rischiare
per la sua evoluzione.

 

6 risposte a “Inediti di Marta Genduso”

  1. Bellissimi componimenti. Non so nulla di Marta Genduso e in rete ho trovato pochissimo (ho anche cercato pochissimo, sinceramente). Mi potreste segnalare sue pubblicazioni o anche solo un breve profilo? Grazie mille.

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  2. Stupisce come la fattura ragionata dei versi non comprima una sensualità dolente e quasi “primitiva”, L’amore è sentito come un coinvolgimento totale, ferino, che s’impasta con gli elementi archetipici della natura. L’abbandono, le ferite, il sanguinamento esprimono un modo d’essere feroce e insieme devastato, un desiderio onnivoro e insieme paralizzante, come se l’eros fosse una perdita del proprio sé, che sfocia in una solitudine senza scampo. In qualche modo i versi di Marta Genduso ricordano le metamorfosi ovidiane nel momento in cui l’umano, senza cessare d’essere, sta trapassando ad una dimensione altra.

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  3. Bel commento, aggiungerei che Marta Genduso è riuscita a esprimere il personale e il sentimentale attraverso il vegetale e il minerale, un’operazione affascinante e antiretorica

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  4. Sono sinceramente emozionata dai vostri rimandi che mi restituiscono la pienezza di un avvenuto incontro.
    Purtroppo non posso indicare alcuna mia pubblicazione perché (al momento) non ne esistono ancora. Proprio per questo anche online non c’è molto su di me e sui miei versi, ma sarei ben contenta di poter trovare spazi e modi per consegnare dell’altro a chi desideri accoglierlo!
    Poetarum Silva è uno dei pochi “luoghi” ad avere il pregio di accogliere inediti ed io sono felice di aver scelto proprio una selva (anche se virtuale) per lasciar camminare liberi alcuni dei miei versi…

    Per chi volesse contattarmi lascio qui il mio indirizzo mail: gendusomarta@gmail.com

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  5. Sono sinceramente emozionata dai vostri rimandi che mi restituiscono la pienezza di un avvenuto incontro per il quale vi ringrazio profondamente.
    Purtroppo non posso indicare alcuna mia pubblicazione perché (al momento) non ne esistono ancora. Proprio per questo anche online non c’è molto su di me e sui miei versi, ma sarei ben contenta di poter trovare spazi e modi per consegnare dell’altro a chi desideri accoglierlo!

    Poetarum Silva è uno dei pochi “luoghi” ad avere il pregio di accogliere inediti ed io sono contenta di aver scelto proprio una selva per lasciar camminare i miei versi per la prima volta dentro terreni virtuali.

    Per chi volesse contattarmi lascio il mio indirizzo mail: gendusomarta@gmail.com

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