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PoEstate Silva #35: Domenico Cipriano, da “L’origine”

 

Rifluisce in me ogni istante
e un’onda col suo flusso mi rinnova
spingendo la corrente di risacca
a un nuovo inizio. È il guizzo della mente. Fissa cardini
innanzi a precipizi, con lo sguardo sulla valle spoglia
che copre i sedimenti del passato.

Un composto che miscela ossa, oggetti, brandelli di vissuto
amebe, silicio, calcio e storie di animali, simboli di caccia
rivoluzioni sconosciute, sangue rifiorito in vita.

Contorni e sostanza di rituali volontari (o incessanti istinti mai sopiti)
rieccheggiano frementi, cercando altre soste
oltre la memoria conosciuta
dove un’origine smarrita ci appartiene
tra steppe e ghiacci siderali, gusci di conchiglie consumate
e l’innegabile perizia di resistere.

È da questo intimo inizio che una scintilla ci accompagna
con docili pensieri, con destini disperati.
E assumiamo il profilo della terra incolta
.                                                               se non ricominciamo.

 

Il calore ci riporta all’esistenza
e i corpi immobili chiedono calore
parole e gesti
anche se non daranno ritorno.

La timidezza di sentire il mondo
nel suo farsi giorno
mancherà in questa isola sospesa.

Il sole si restituisce alle galassie siderali
che si svelano
per la nostra comprensione già dissolta.

Le carezze sui muscoli indolenti sono le stesse di sempre

è lieve curarsi degli occhi chiusi
in questa distanza delle cose.

 

Domenico Cipriano, L’origine, L’arcolaio, 2017

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