ASCISSE
Di quei paradisi
rosi dentro
rasi all’orlo
presi all’incarto
e senza incanto resi
Non per me
s’infiamma il giorno
diversa chiesa conforta
e laica preghiera
con versi stentati
a definirci l’attesa
S’incrina l’asse
su cui tutto giace
inclina al viola
là dove tace
all’imbrunire
la bruma odierna
e sfuma in notte
Dopo di che
non resta sulla porta
che poco più
di un’ombra astrale
e brevi scale
e ascisse a misurare
il rapporto tra una vita
ed il suo perdurare
PADRE
Sei del sasso a fine corsa
il fermo transito che è stato
vicenda che non dà misura
di traiettoria occorsa o distanza
ma di quel niente che perdura
nella vita quotidiana
in cui persa come tutti la partita
ti si è diradato il nome
dentro il fiato in lontananza
CONFRONTO PRIVATO
Ne convieni
Ci si ritrova per minimi pensieri
qui dove è tardi per nuovi schemi
e il meridiano è già ieri
Eri e sei
a te m’annoda
la vena al braccio
che ti preme contro a sera
lo sfilaccio d’affetto
che lieve approda
sebbene ancora insieme
a silenzi riservati
di paludi stigie
Vige tra noi
la stessa sintassi e struttura
le stesse pause
nei ritmi sonno-veglia
gli stessi passi
a rimbalzo di parete
non più i voli
non l’altura
Solo eroica resistenza
Presenza è la morte
che compare a volte
in un confronto privato
ove non può toglierci
che uno scampolo di tempo oltre
srotolato a definirsi altrove
Non ciò che è già realizzato
o che si porta a resoconto
Affronto il lento compiersi
ma tu sappi
che lieto è stato
il cammino con te
a me
che ho lasciato un fagotto
nel portico di sotto
come a dirti
di non dimenticare (altro…)