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Antonio Devicienti, La gente, la terra, la scrittura

Foto ANSA

Antonio Devicienti, La gente, la terra, la scrittura

1.
E ancora, mia scrittura, eccoti che ancora ti confronti con ferita non rimarginabile nel corpo della terra e della gente: eradicano gli ulivi (quei corpi attorti dal vento, escavati dal tempo, quelle menti di pazienza e generosità); scavano nel corpo del mare e della terra, comprano e vendono secondo inconfessabili eppur chiari fini.

2.
Guàrdati, mia scrittura: impotente e piagnucolosa nel contemplare l’offesa, quest’atto di ritornante fascismo.

3.
Ma tu vedi la tua stessa gente, povera e nobilissima, mobilitarsi. E sii, allora, voce tra le voci: impara dalla tua gente.

4.
Hai mani nude e un respiro che abbraccia i secoli, mia scrittura, le stesse mani della tua gente, gente di Terra d’Otranto e d’Africa, gente andina e d’un’Asia affamata: tu sei terrosa materia, groviglio di radici, calcinato sale di Sud-Est, stazione di passo. Tu sei pietra vivente e adriatica acqua della nascita.

5.
Che cosa avrebbe inventato Antonio Leonardo Verri, il poeta, furioso e furibondo per l’offesa non rimarginabile, che cosa avrebbe fatto il poeta dalle unghie sporche di terra?

Un altro appello ai suoi fratelli poeti e, mia scrittura, ecco, tu lo vedi, egli è qui, cammina con le gambe della gente che va a fronteggiare la polizia, si distende sull’asfalto davanti ai camion del saccheggio, grida altissimo il suo NO.

6.
A poesia está na rua” (Sophia de Mello Breyner Andresen / Maria Helena Vieira da Silva)

La poesia che da gran tempo insegui eccola, la fa la tua gente che porta con sé i suoi bambini e, alzate le mani in segno di non-violenza, fronteggia la polizia. Stanno rubando la terra alla gente salentina (e l’Africa lo sa, è successo e vi succede ancora, e l’America latina lo sa, è successo e vi succede ancora, e vaste regioni d’Asia e d’Australia lo sanno, conoscono l’offesa irrimediabile). Ma la gente, la tua gente resiste.

7.
Depredano il mare, depredano la terra.

Da decenni lasciano la mia gente ammalarsi di cancro.

E tu, mia scrittura, ti pavoneggerai ancora sull’osceno palcoscenico del tuo solipsismo?

8.
E ancora tu, mia scrittura, che impari a essere visionaria, vedi in ogni trasparente corpo d’olivo il profilo d’ogni nativo americano, d’ogni aborigeno australiano, d’ogni Africano ucciso dai predatori – e le cancellate erette a proteggere il cantiere dell’offesa replicano i molti muri che mutilano il corpo della terra, che arroganti dileggiano i poveri della terra.

Le aree adiacenti il cantiere sono assegnate nella disponibilità delle forze di polizia” (dall’ordinanza con la quale il Prefetto di Lecce ha disposto la requisizione dei terreni adiacenti il cantiere per la costruzione del pozzo di spinta della TAP – Trans-Adriatic Pipeline – in territorio di Melendugno in provincia di Lecce).

 

Antonio Devicienti, di origine salentina, gestisce il blog personale www.vialepsius.wordpress.com ed è redattore di «Carteggi Letterari» e di «Perìgeion».

5 risposte a “Antonio Devicienti, La gente, la terra, la scrittura”

  1. Antonio conosce il valore e il peso delle parole, non le spreca, le utilizza.
    E leggerle, in forma di poesia, di prosa, in qualsiasi forma, è il regalo di qualcosa con cui è doveroso confrontarsi.

    Francesco

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  2. Ringrazio molto Antonio Devicienti per il dono di questi suoi inediti, nei quali il dolore per l’oltraggio, perpetrato, in forme che malignamente replicano se stesse, allignano o esplodono, alle persone e ai luoghi, si unisce al nitore della scrittura.

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  3. Grazie, Francesco, per la tua stima e il tuo apprezzamento, molto preziosi per me.
    Grazie, Anna Maria, per avermi invitato a proporre a Poetarum Silva miei lavori; è passato un po’ di tempo da quel momento perché non riuscivo a scrivere nulla che considerassi degno di questo spazio di libertà e dialogo; ciò che accade in questi giorni nel Salento mi ha spinto a comporre in poche ore i testi che ho inviato e che spero nel loro piccolo riescano a richiamare un po’ d’ attenzione su fatti gravissimi.
    Colgo l’ occasione per salutare quei redattori di Poetarum Silva con i quali c’ è un rapporto di stima reciproca ringraziando anche loro per l’ospitalità e gli altri con i quali non c’ è ancora stata occasione di contatto.

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  4. Allora falla cadere a picco nella melma di questo bel mondo, la parola, Antonio. E fregatene se ritorna sporca alle tue mani, spigolosa, senza quel mostruoso arredamento di abatjour che oggi chiamano poesia. Come stai facendo. Grazie. Un abbraccio.

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