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Viola Amarelli, Il Cadavere felice

Viola Amarelli, Il cadavere felice, Sartoria Utopia, 2017; € 20,00

 

I.
aveva pensato di avere
una vita diversa, una vita migliore
fuori di gabbia, lui e i canarini

II.
cerca un buco, una tana
per barricarsi, darsi al formaggio
ma senza veleno per topi

III.
dalle stelle alle stalle
e nessuno che porti la biada

*

una città fantasma verde e gialla
al centro di ogni solitudine
sbiadisce, si prosciuga
giorno a giorno svuotata
di persone, suoni ed erbe

la valle e gli elefanti, qui a occidente

*

aveva cuore, il sufficiente
ma l’anima, oh
quella, era venduta
e ne avvertivi
perfino in bocca
perfino tra le cosce
pallida l’evanescenza,
ammalorata.

*

uno sciame di mediocrità
ronzanti sulla polpa – quel che resta –
sull’osso, ma
il cadavere – dicono – felice

*

potresti scrivere una poesia semplice?

certo, una parola sola
affetto

e un dono: mangiare insieme pane e pomodoro

salto, lieve, di festa come la tua vita
nel balenio di coda, corsa che

danza

*

suonava – lo squillo – il trillo

la sveglia – l’allarme – l’avviso

sul tetto nel letto

lo sbocco di sangue, la foce

non c’è più l’atroce

*
le cose non vanno come dovrebbero
come vorresti, piuttosto, dillo
non sei le cose

falle andare, resta amato un attimo
la stria di catrame degli stradini
roventi di sole al calore

la striscia di sangue, peonia su gambe
le cose la cosa che dici
che parli che ignori, non vedi
la tocchi

partirono in tanti, arrivano in molti
ricambio dell’aria al riciclo
gli affetti, silenzi che abbracciano
culle, risate nei grappoli
beata lussuria di buio e di acqua,
le aringhe
sul Baltico, il freddo, corrente
il geyser e la lava, l’hai vista?
l’hai detta?

che spreco di suoni, stramazzo
noi oche
le cose non vanno, si fermano,
splendono
e piangono

*
le parole sono pietre.
tu scheggiale
fino a che non diventano sabbia, polvere.
fine

© Viola Amarelli

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