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Laura Pezzola, L’inquilina dei piani alti


Laura Pezzola, L’inquilina dei piani alti. Poesie. Con prefazione di Plinio Perilli, Edizioni Progetto Cultura, 2017

Come ho avuto modo di apprezzare leggendo, qualche anno fa, la raccolta La manutenzione dell’anima, i testi di Laura Pezzola dimostrano che la solidità del dettato poetico non deve essere necessariamente legata a toni roboanti. Un volume intenzionalmente tenuto basso si unisce anche nella sua più recente raccolta, L’inquilina dei piani alti, a robustezza di impianto e ad ampiezza di gesti con i quali l’io lirico, “l’inquilina dei piani alti”, appunto, si china, si tende, sosta e poi riprende il percorso, ma sempre, sempre, coglie – nella forma più riuscita con il verso breve – manifestazioni di varia natura e di varie nature. La pluralità delle sezioni (sette in tutto, nell’ordine: L’inquilina dei piani alti, Mondo bello, I viaggi pretendono partenze, Il tempo non cambia, Manuale del ricordare, Se le stelle muoiono, Così sia) testimonia di un lungo tempo di ascolto e di lettura, che hanno preceduto la scrittura, la accompagnano e la nutrono; testimonia, inoltre, di un’attenzione a quei poeti, come Michael Krüger in Poco prima del temporale (del quale viene proposto in esergo alla poesia Viaggi un passaggio da Discorso del viaggiatore nella traduzione di Anna Maria Carpi) che sanno catturare e fondere istantanea dalla natura e condizione esistenziale.
La poesia di Laura Pezzola sa trovare il raro equilibrio tra semplicità dell’enunciato e densità del significato. Sapiente questa poesia, ricca com’è di richiami espliciti e impliciti alle letture più disparate. Un esempio per tutti: Di cosa parliamo quando parliamo d’amore esplicita nel titolo il tributo a Raymond Carver, ma contiene, allo stesso tempo,  l’eco chiara di Lui e io da Le piccole virtù di Natalia Ginzburg.
Se magistrale è la resa di “nugoli e lantane”, vale a dire la condensazione in immagini-accoppiate di parole dalla presa fulminea e fulminante, come avviene per “il Sud” (in riferimento ai modelli, segnatamente per la Puglia catturata sia da tanti testi di Vittorio Bodini, sia da In Puglia di Ingeborg Bachmann), non meno efficace è lo snodarsi di una musica tutta originale e composta con tecnica sicura, sintassi impeccabile e una ‘ronde’ costruita sul concorrere ben progettato di figure retoriche.

© Anna Maria Curci

 

***

NEL MIO SCHERMO  

Dunque, si trovò l’oro della radice d’olivo
stillato sulle foglie del suo cuore…
(L’autopsia – Odisseas Elitis)

Forse un giorno
guardando nel mio schermo
sarò sorpresa di trovare linfa
a scorrere le arterie dilatate
a diramarsi in fiori di ogni specie
che imbrigliano le orecchie e le narici
si fiuteranno tracce di violette
che spunteranno a ciuffi tra i capelli
e visciole vermiglie  a maturare
sui fili stesi delle sopracciglia
e mani lanceolate come foglie
e piedi rivestiti di trifoglio
a contenere  impronte fortunose.

Pensavo vi attecchissero alfabeti
sorgenti di rime cristalline
parole su prati di metafore
a respirare il vento degli alveoli
e nei pressi del cuore sbalordire
con storie millenarie di brughiera
e cavalieri di reami antichi
ad infilzare streghe di refusi.

Se provo adesso
a scorrere la penna
ne scaturisce
un  grumo filiforme
un bocciolo di rosa
senza spine
un filo d’erba

un seme.

*

ATTO PRIMO

Le scene che non ho calcato
– la scena madre e le scene mute –
sono le scale di tutte le cadute
i sacchi di segatura
agli angoli delle giornate.
I pugni che non  ho sferrato
sono le mani in tasca
di tutti i rimpianti.

Le poesie interrotte pungono
tristezza  e nel petto
ho la stessa bambina sconsolata
di quando ero piccola.

 

*

RITRATTO

– Ci sono donne gonfie d’amore
sono spade e forcelle e assi
nella manica. –
(Mariangela Gualtieri)

Raccontavi lo sventolio dei panni
nel lavatoio pubblico di quando
vivevi un angolo di mondo
occupata ad impastare pane
sulle schegge di legno
a raccogliere erbe nei campi
tra i muretti a secco e i rovi.

Eri il poco che potevi essere
l’orto coltivato tra la strada e il ponte
i secchi colmi per abbeverare le piante
gli occhi appannati ricamando corredi.

Cucinavi pranzi.

Eri la roccia increspata dal muschio
la credenza delle provviste
l’ultimo sacchetto di lavanda
in fondo al cassetto
e quando non avevi più niente
eri la carta del baro
nella manica larga.

 

*

SE MI AMI

Se mi ami – se mi ami
non voltarti
lo spigolo del cuore
urta il mio petto
cammino inciampando
sul pietrisco
con il respiro più corto
ad ogni passo

se mi ami – se mi ami
non voltarti
stringo i pugni conficco
le unghie nel palmo
e quando intravedo
un albore di luce
sulla sponda del tunnel
sorrido ai fiori tremolanti

– ma è solo un attimo –
risucchiata dal vento
divento trasparenza
grumo di nebbia
pulviscolo di buio.

 

*

SOTTO UN ALTRO CIELO

Se il cielo si fosse rovesciato
precipitando Andromeda e le Pleiadi
se avessero brillato protostelle
se l’equazione della luce
avesse annegato il Dragone
nella pozza nerissima del mare

Elena non avrebbe respirato sabbia
non  sarebbe rimasta impigliata
nell’ultima sera dell’anno
nelle calze spaiate
nelle scarpe scalzate
dalle onde

I testimoni dissero
che Ettore dormì fino all’alba
con le mani sporche sul petto
dissero come il suo respiro
assordasse la notte

e come nella stanza accanto
il letto restasse disfatto.

 

*

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D’AMORE*

Tu cacciavite
io tirante
tu scintilla
io motore in panne
tu stetoscopio
io orecchio
tu battito
io soffio
tu capitolo breve
io fumetto
tu stesura
io capoverso
tu bustina di caffè
io zucchero
tu tarocco
io succo
tu castagna in fuga
io riccio
tu catena
io lucchetto

tu recidi rami secchi
io concimo piante grasse
tu parli senza pensare
io penso senza parlare
tu azione
io love-story
tu fumo
io arrosto
tu t-shirt
io cappotto
tu mattina presto
scarpinata in montagna
e rifugio
io pomeriggio
fogli di carta e siesta

tu sole di mezzogiorno
io crepuscolo
tu tiramisù
io brioche
tu la fretta di partire
io la calma del tragitto
tu albero di ulivo
io mirto
tu strada asfaltata
io viottolo
tu Alan Ford
io Mafalda
tu corsa
io marcia.

Ma insieme siamo la casa
dove si sgomitola il viaggio
dipaniamo la stessa treccia

tu bagaglio pesante
io bisaccia.

 

____

* cit. da Raymond Carver

 

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Laura Pezzola è nata a Fiano Romano e vive e lavora a Roma. Ha pubblicato i libri Uccelli di carta, Seledizioni, del 1981, La manutenzione dell’anima, Edizioni Progetto Cultura, del 2013, Il primo verso, Edizioni Progetto Cultura, 2o14.

 

Una replica a “Laura Pezzola, L’inquilina dei piani alti”