Francesco Tomada, Non si può imporre il colore a un rosa, Carteggi Letterari, 2016
(con disegni di Francesco Balsamo)
Dalla prefazione di Natàlia Castaldi
[…] mi risulta impossibile parlare di questo suo ultimo lavoro senza tracciarne un percorso coerente negli anni, che lo ha visto sempre presente nel mondo della poesia contemporanea, ma non “invadente”, non scalpitante, felice di quel suo angolo di concentrazione che gli permette di tradurre “il suo solo sguardo” in poesia, riflessione, comunicazione che possa abbracciare il suo intimo senso di assenza-appartenenza-distacco in un unicum che ci accomuna tutti davanti agli ostacoli, ai dogmi, e ai misteri irrisolti di quello che chiamiamo vita. […]
Vietato sporgersi dal finestrino
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::a G.M.
Viste dalla ferrovia
le periferie sono tutte uguali
il retro dei palazzi popolari
i terrazzi regolari di un’architettura senza fantasia
con i fili del bucato, una tenda per il sole oppure
una parabola
quattro auto ferme ad un semaforo rosso
ma dall’altra parte non passa nessuno
e poi c’è sempre un orto minuscolo e irreale
perso in mezzo ai condomini
dove un pensionato prova a coltivare qualche cosa
mentre l’aria odora vagamente di benzene
ed il treno che corre via veloce
prima che ci si possa chiedere
se la vita è davvero tutta lì
Gorizia, Parco Basaglia
La rete che chiude il Centro d’Igiene Mentale
a oriente coincide con il confine di stato
al tempo della vecchia Jugoslavia
lì passava la cortina di ferro
per i malati anche sud ovest nord erano cortine di ferro
da nessuno dei lati era possibile uscire
allora andavano quasi sempre vicino al muro est
dove almeno le sentinelle serbe regalavano
qualche sigaretta
e magari un medico si sarà anche chiesto
come mai i matti di Gorizia
fossero tutti comunisti