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proSabato: Amelia Rosselli a Pasolini (due lettere)

letterepasolini

Amelia Rosselli a Pasolini: due lettere (con una nota in coda)
31/10/1968
 lungotevere Sanzio 5
 00153 - Roma

Caro Pier Paolo,
 .                              Ti scrivo riguardo agli scritti di Sandro Penna, che ho conosciuto bene ultimamente, e che come tu saprai, non sta affatto bene credo da parecchio. Anzi ora non può uscire di casa, e addirittura non esce di letto – lo curano per disintossicarlo: e infatti credo che abbia molto abusato di pillole varie e sonniferi, da anni.
 .    Mi ha espresso la sua preoccupazione per il libro "Poesie", che non viene ristampato da Garzanti. Mi ha anche detto che nel passato Citati voleva occuparsi a fondo dei suoi scritti, ma che lui stesso per la sua pigrizia (o angoscia) non l'aiutò minimamente. Vorrebbe una ristampa di "Poesie", senza però dover aggiungere altre poesie, o toglierne alcuna (questo invece era quel che suggeriva Bertolucci). So che il suo contratto è del 1957: Penna crede di ricordare che non vi fosse clausola che si riferisse ad una precisa priorità alle ristampe da parte di Garzanti: comunque non sono riuscita a vedere il contratto, e non so, nel caso che invece esista questa priorità, per quanti anni valga (20 anni?) (o dieci?)
 .    Ho suggerito a Mondadori il fare una "opera omnia" delle prose e poesie di Penna. A Penna ciò interesserebbe, ma per ora non vuole, e soprattutto non può, occuparsene. Si tratterebbe di circa 2 volumi.
 .    Ma certo andrebbe chiarito se Garzanti intende o no ristampare "Poesie". Vorrei proprio pregarti (anche a nome di Penna) di informarti 1) della clausola – se esiste o no sul contratto 2) se Garzanti sì o no vuole ristampare il testo. È, del resto, obbligato a prendere una decisione. Nel caso non volesse ristampare il testo tale e quale, ho l'impressione che a Mondadori interesserebbe assai. Anzi penso proprio che miri a questo libro, ma non voglia scrivere a Garzanti chiedendo della situazione contrattuale, proprio perché teme che Garzanti allora si precipiti a infatti ristampare.
 .    Penso che sei tu la persona che meglio può informarsi presso Garzanti (come tu sai io non sono più in buoni rapporti con la sua casa editrice). Quel che conta, trovo, è far sì che almeno "Poesie" venga ristampato: fu mal distribuito, ed è ora esaurito - è impossibile trovarne una copia da parecchio tempo.
 .   Quanto ad una eventuale "opera omnia" (l'idea mi sembra molto buona, ma è chiaro che solo Penna può decidere cosa includervi) è da proporsi per più tardi: Penna mi dice ripetutamente che per ora non sta abbastanza bene. Trovo che in ogni caso il ristampare "Poesie" senza chiedere cangiamenti non graditi a Penna, sia necessarissimo - e doveroso.
 .    Vorrei eventualmente interessarmi all'opera omnia, quando Penna si rimetterà. Questo nel senso di aiutarlo nelle cose pratiche, nel prendere contatti ecc. Per me è indifferente con quale editore Penna voglia eventualmente pubblicarla (non lavoro per alcun editore come consulente): suppongo che a Garzanti non interessi. Nel caso però che anche a Garzanti più tardi una impresa simile possa attrarre io però dovrei "dilequarmi" (per i sopramenzionati "cattivi rapporti...).
 .    Spero proprio d'aver qualche notizia, oppure che tu possa telefonare a Penna dandogli chiarimenti o buone notizie per "Poesie".
 [...]
 .                                                               ti ringrazio -
 .                                                               con molti auguri
 .                                                                         Amelia Rosselli

 

19/1/69
lungotevere Sanzio 5
00153 - Roma

Carissimo Pier Paolo,
.                        non riesco a trovare Attilio Bertolucci, per chiedergli del libro "Poesie" di Penna. Ho telefonato a casa tua, e parlato un momento con tua madre, che mi ha dato il tuo indirizzo.
.    Speravo proprio che tu potessi vedere Sandro Penna, quando venisti a Roma: gli dissi della tua lettera, e ne era più che felice. Ancora non sta bene, è stata la mia impressione parlandogli al telefono: è molto depresso, e che anche sfiduciato.
.    Credo purtroppo che sia vero quello che egli mi dice riguardo a Garzanti, o chi opera per Garzanti. Cioè che il suo libro non viene ristampato apposta, o che si suggerisca di ristamparlo soltanto con aggiunte o modifiche che egli non vorrebbe apportare. Penso che egli (Penna) sia troppo stufo per occuparsene personalmente.
.   Dunque tu che dici che puoi influenzare Garzanti, perché non aiutarlo a ristampare il libro "Poesie" (il più completo così com'è, della sua "produzione") senza chiedergli sforzi eccessivi, dato che egli non sta bene? Non è giovane, e dice che ha attacchi d'angoscia. E lo sento stanco, per telefono.
.    Non riesco a trovare il suo libro da molti anni: tutte le librerie di Roma che ho visitato lo dicono esaurito (se è vero). Dice che Cusatelli [Giorgio] (che non credo o ricordo di conoscere) ha stampato un saggio critico del tutto negativo su "Palatina", non so se d'accordo con Attilio Bertolucci.
.    Dice che Bertolucci è geloso della sua poesia. Può darsi che sia vero: può darsi però che vi sia un malinteso (diritti scaduti; contratto che Penna non vuol far vedere). Comunque trovo che sia bene ristampare, se è legalmente possibile, quel libro che io ho potuto vedere soltanto alcune rare volte.
.    Ti sarei grata se tu volessi intervenire il più gentilmente possibile.
.    Io non ho dissidi personali che io sappia con Cusatelli (se risultasse per caso che lo conosco senza ricordarmene) né con Attilio Bertolucci, né con te (con te posso avere a volte un atteggiamento un po' critico dell'iperattività, di cui poi non posso dare un giudizio). Penso soltanto che sia giusto una semplice ristampa se è possibile, senza interferenze.
.    Il lavoro di Penna come tu sai è d'altissima qualità. Suggerire uno stampare, eventuale, d'una opera omnia mi sembra giusto ma allo stesso tempo un poco crudele. Poi se Penna non se la sente al momento di occuparsene: è libero di non sentirsela.
.    Ecco un italiano veramente sgangherato. – che m'importa?
.    Né di me m'importa più, malgrado i gridi d'allarme, o di richiamo, è tutto veramente molto difficile benché abbastanza (credo) chiaro.
.    Questa lettera è privatissima spero, e da intendersi spero nel migliore dei modi possibili, se non nei migliori dei mondi!
.    auguri
.                                                                                                                   Amelia
.                                                                                                                 (Rosselli)

[da: Amelia Rosselli, Lettere a Pasolini 1962-1969, a cura di Stefano Giovannuzzi, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2008; pp. 57-59 e 67-70]

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poesie1970
Gli inceppi penniani nelle lettere di Amelia Rosselli a Pier Paolo Pasolini.

 

La perdita di documenti è sempre una grave perdita, soprattutto se riguarda due tra le più interessanti figure del secondo Novecento italiano. Perciò, leggendo le lettere della Rosselli, possiamo solo avvici­narci a senso al contenuto delle perdute responsive di Pasolini. Racchiuse tra la stesura di Variazioni bel­liche e la stampa di Serie ospedaliera, come riporta Stefano Giovannuzzi, le lettere superstiti della Rosselli testimo­niano sette anni di intensa attività anche editoriale, non rivolta esclusivamente ai propri scritti. Anzi!
La lettera del 31 ottobre 1968 presenta la poeta quasi ossessionata dalla missione “Penna”, ovvero ri­mettere in circolazione le poesie del perugino che dopo la pubblicazione di Poesie nel 1957 parevano es­sere scomparse. Dichiara, nella seconda lettera riproposta, di cercare il libro da anni e di averlo avuto tra le mani in poche, rare occasioni. Il coin­volgimento di Pasolini non è casuale: Pasolini è in quegli anni un autore Garzanti e uno degli intellettuali più influenti nell’editoria. Ma soprattutto è a partire da Pasolini che la critica guarda alla poesia penniana con altri occhi, meno incantati dal fuorviante bagliore emanato dalla prima folgorante raccolta vecchia ormai di trent’anni.
Amelia Rosselli si mostra totalmente rapita da quella che appare come una vera e propria causa: ristam­pare le poesie di Penna, con Garzanti o con Mondadori, che sempre in questi anni mostra un certo in­teresse per Sandro Penna, fino a ventilare – stando a quanto scrive Rosselli – un’edizione omnia delle opere del perugino. È come spaventata dall’idea che su Penna possa cadere un immeritato silenzio; si muove perciò con eccessiva preoccupazione, evidentemente scossa dalla precaria salute del poeta, il quale – si sa – costruì la propria immagine tarda, e “anziana”, sulla malattia.
Il ritratto, rapido, che viene fuori di Penna da queste poche righe è impietoso da un lato, nobile dall’altro; impietoso perché aggiunge qualche tassello al noto ritratto che lo vede rinchiuso nella sua stanza, spesso a letto, semi indigente (per non dire del tutto), e in balia delle sue manie, delle sue ango­sce, e dedito a ‘tormentare’ gli amici con lunghe telefonate; nobile perché allo stesso tempo Penna man­tiene lucidamente alta la considerazione della propria opera poetica, vuole continuare a preservarla, a mantenere ostinatamente intatta quell’idea di sé eternamente giovane, idea che il “culto” fattone da Pa­solini ha comunque irrimediabilmente scalfito.
L’eventuale silenzio su Penna per Amelia Rosselli rappresenterebbe il fallimento della poesia, il punto più basso della crisi che coinvolgeva la poesia italiana in quegli anni, colpita dalle avanguardie (non di­mentichiamoci l’antologia di Sanguineti, il quale, non potendo escludere Penna, include la più in­deco­rosa delle scelte di sue poesie che mai sia stata proposta).
Amelia Rosselli perseguirà la sua causa anche a rapporti con Garzanti guastati, come scrive nella se­conda lettera. Manda sempre di più avanti Pasolini, e lo fa mostrando anche di avere, nel frattempo, fat­te ulteriormente sue alcune ossessioni di Penna, fino a conside­rarle del tutto veritiere; come quella che vorrebbe Bertolucci invidioso di un verso rapitogli e migliorato da Penna, e quindi regista di uno scritto eccessivamente critico di Giorgio Cusatelli sulla sua poesia. Del resto, e non è un dato secondario, le poche lettere salvatesi si aprono nel segno della malattia: nel 1962 la Rosselli era stata colpita da menin­gite e per questo ricoverata in una clinica (Villa Santa Rita) nell’autunno. Amelia confessa a Pasolini di soffrire di amnesie localizzate: non ricorda quanto successo nei mesi precedenti, al punto da non rico­noscere persone invece a lei note; ricorre all’aiuto degli amici per ricostruire la propria vita e i rapporti anche di lavoro, come quelli con l’editoria. Tra il 1962 e il 1967 si consumano i contratti con Garzanti per la pubblicazione di Serie ospedaliera: la Rosselli si considera una vittima dell’editore, malgrado abbia tenuto in ballo altri editori per la pubblicazione della raccolta. La tormenta però il dover aspettare lo scadere dell’opzione quinquennale che la vincola con Garzanti. Alla fine Serie ospedaliera uscirà nel 1969 per Il Saggiatore. Tutto ciò si ripercuote nella battaglia per Penna.
Eppure in qualche modo le parole di Amelia Rosselli dovettero giungere a segno, perché nella tarda prima­vera del 1970 Garzanti pubblicò Tutte le poesie di Sandro Penna, un volume che non solo rimetteva a tutti gli effetti in circolazione Poesie del 1957, ma aggiungeva un certo numero di inediti; fatto questo che fa capire che l’iniziale ritrosia, l’ostinata ritrosia di Penna a non voler aumentare il numero di suoi componimenti in circolazione, era venuta meno per qualche motivo. Penna in qualche modo era sceso a patti con l’editore, aveva accettato la sua richiesta di dare alle stampe un volume più corposo del pre­cedente; aveva, forse, ceduto a quel ricatto editoriale fino ad allora lasciato come triste ipotesi nella chiusa della seconda lettera.
Bisogna anche tenere presente che l’anno seguente alla pubblicazione di Poesie, ossia il 1958, aveva visto fare la sua comparsa nelle librerie una nuova, allora, raccolta di poesie di Penna, Croce e delizia, pubbli­cata da Longanesi per interesse di Nico Naldini. Va da sé che Garzanti avrebbe accettato di ripubblicare un nuovo volume se il poeta avesse acconsentito a inserirvi anche quest’altra raccolta, nel frattempo di­ventata introvabile.
Come scrive Giovannuzzi, la Rosselli è «sbilanciata verso il silenzio» di Penna, dove con silenzio bisogna intendere la ferma volontà da parte di Penna di non volersi ritrovare complice di giochi tipici del lettera­to imborghesitosi. La Rosselli è perciò spaventata dall’idea di ritrovarsi nella stessa condizione di Penna: condannata al silenzio, a non scrivere più; ed è maggiormente spaventata in questo lasso di anni nei quali in realtà è tutta presa dalla stesura e organizzazione di due tra le più importanti sue raccolte di poesie, per le quali – tra l’altro – non sa decidersi da sola su quali testi inserire, finendo così per coin­volgere quanti più amici, conoscenti, consulenti le riesce di coinvolgere. E nella ridda dei nomi (Vittori­ni, Bertolucci, Naldini, Citati, per ricordarne alcuni) emerge chiaramente che l’unico che sembra davve­ro darle seguito, ascoltarla, sia Pasolini. Ed ecco perché proprio a lui rivolge queste perorazioni a favore di Penna, perché sa che Pasolini capisce il reale motivo di questo suo voler trarre fuori dal silenzio la poesia di Penna: perché è il suo bisogno di essere tratta fuori dalla paura del silenzio che giusto un anno dopo, nello scritto di Pasolini intitolato Sandro Penna, e pubblicato nell’«Unità» del 1° luglio 1970 come recen­sione a Tutte le poesie, accomunerà Penna a Pavese nel segno del «suicidio sociale». C’è una sorta di iden­tificazione in Penna da parte della Rosselli, sia nella prostrazione per la malattia, sia nella condizio­ne del poeta ridotto al silenzio per il disinteresse dell’editore.
Di tutto questo Pasolini è lo spettatore-confidente. Si avverte perciò come grave la mancanza delle let­tere sue alla Rosselli, perché forse capiremmo come poi si è giunti alla pubblicazione di Tutte le poesie proprio per Garzanti, e anche a una distensione dei rapporti tra la Rosselli e l’editore, dato che nel 1976 pubblicherà Documento.

© Fabio Michieli

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5 risposte a “proSabato: Amelia Rosselli a Pasolini (due lettere)”

  1. Definire Pasolini iperattivo vuol dire, forse, non volerlo considerare un genio. Ma tutto ciò sembrerebbe rientrare, comunque, nel carattere non facile della Rosselli. Bellissimo. Grazie.

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    • Io terrei sempre presente la questione dell’italiano “sgangherato” (come lo definisce lei stessa) della Rosselli.
      Mi pare più che evidente che lei non muova alcuna accusa a Pasolini; semmai, e lo ammette, gli rimprovera una dispersiva, secondo lei, iperattività intellettuale (sono gli anni dei più importanti scritti e film, come “Mamma Roma”, ricordato in una delle lettere).

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