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Le cronache della Leda #9 – Pregando davanti a una cornice Ikea

 

berlino 2011 - foto gm
berlino 2011 – foto gm

Le cronache della Leda #9 – Pregando davanti a una cornice Ikea

 

 

Non parlo di mio figlio. Non adesso, non ancora, non è questo il tempo. Sappiate che ci vogliamo bene, che ci parliamo, che mi manca, quindi niente per cui dobbiate preoccuparvi. Ci sono delle cose, cose tra genitori e figli, cose che non si incastrano. Sfumature. Questo non è il momento per le sfumature. E oggi non è giornata.

Si chiamava Roberto Febbraio, era stato un mio studente. Sposato e padre di due figli, faceva il commercialista. Prima che lo scoprissi dai giornali mi ha telefonato la Luisa. Due colpi di pistola alla testa, mi ha detto, un’esecuzione come quelle che fa la Mafia. Un’esecuzione? Scusatemi ma non riesco a crederci. Roberto faceva il commercialista. Adesso lo so che se telefono all’avvocato mi tira una pippa sul dove vivo, che i commercialisti, le grandi finanziarie, i soldi veri, sono roba della Mafia, che non è mica una novità. Che non c’è niente da stupirsi. Signore mio, io mi stupisco, e mi incazzo e non gli telefono. Roberto era bravissimo a scuola, era un bravo ragazzo, veniva a farmi gli auguri per le feste. Ogni tanto bevevamo un caffè in centro. L’avrei detto irreprensibile. L’avrei detto? Sto già cambiando idea solo perché la Luisa mi ha detto quelle cose al telefono. La Luisa non si sbaglia però e (so che non mi crederete) non inventa. La Luisa a modo suo è una precisa. Sarà meglio che scenda e che vada a prendere il giornale.

Nel corridoio che va dall’ingresso al salotto, su una parete, ho una vecchia foto in bianco e nero. C’è un uomo di schiena che stringe la mano a Saverio. L’uomo di schiena è Enrico Berlinguer. La foto ha molti anni, è il mio conforto. Scattata molto prima che a Veltroni passasse per la testa l’idea di fare un documentario su Berlinguer, molto prima che a Veltroni passasse per la testa qualunque cosa. Bei tempi.  Nei momenti di sconforto è a quella foto, a quei due uomini, uno che sorride e un altro di schiena, che rivolgo le mie preghiere. Sì, non so come altro chiamarle. Non sono credente. Prego davanti a una foto in bianco e nero, affido le mie speranze a una vecchia stampa che sta dentro una cornice Ikea.

Ho comprato il giornale, la Luisa aveva ragione e quindi ora sono qui a casa davanti a mio marito e a Berlinguer, sono qui con le lacrime agli occhi e dico, senza parlare. Voi me lo dovete spiegare come vanno queste cose, quali sono le faccende che non so, perché un uomo, che vive in una piccola e ricca cittadina di provincia della bassa, dovrebbe essere freddato come un camorrista. Uno dei miei studenti più bravi era un camorrista? Quello che mi portava i pasticcini e mi offriva il cappuccino sorridendo «La mia Leda.» era un mafioso? Dove  ho sbagliato? Cosa non siamo riusciti a fare per questo paese? Voi mi dovete dire cosa dovranno raccontare ai suoi bambini? Tu che stai di schiena, e tu che sorridi, perché mi avete lasciato qui? Quando scendevamo in piazza a che serviva, se nemmeno questo si può evitare? Era un bravo ragazzo, un mio studente, un mafioso. Oggi è martedì, la torta è già sul tavolo, le ragazze verranno lo stesso, non ci sarà verso di parlare d’altro.

Oggi avrei voluto raccontare loro di un libro che ho appena letto, di un giovane scrittore italiano, uno di Roma. Da come scrive deve essere uno storico. Un romanzo bellissimo che fa avanti e indietro nella storia, tra Roma e Buenos Aires. Tra la Sicilia e l’Argentina sterminata. Avrei tenuto banco tutto il pomeriggio, ma non oggi, oggi c’è  uno stupore e c’è un dolore da ragionare insieme.

Le sfumature, pare che siano la cosa più importante. Qualcuno le chiama dettagli. No, non è tempo che vi parli di mio figlio. Mi domando mentre aspetto le mie amiche quale sia il dettaglio che mi sono persa in tutti questi anni, dove non ho visto negli occhi di quel ragazzo il piombo pronto a esplodere.

Leda

 

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© Gianni Montieri

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8 risposte a “Le cronache della Leda #9 – Pregando davanti a una cornice Ikea”

  1. Da stamani ho in mente il “neorealismo”
    come una rivincita sulle brutture, sulle esaspeazioni….La Leda ne coglie la sostanza di celluloide, filmica, contemporanea. Una riscossa possibile! Grazie, Montieri.

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  2. E’ questa la vera potenza della mafia, riuscire ad intrufolarsi nelle pieghe della società, tra gente al di sopra di ogni sospetto, rendendosi invisibile. Tanti collaborano con questa piovra anche senza accorgersene, comprando nei loro negozi merci che arrivano chissà da quali laboratori… E poi ci sono quelli che entrano nel giro ad occhi aperti…

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