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Le cronache della Leda #2 – La torta, Pavese e Sanremo

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Le cronache della Leda #2 – La torta, Pavese e Sanremo

Ci sono cose che faccio ma che non dico. Non che siano proprio dei segreti inconfessabili, ma ci sono persone che mi immaginano e mi conoscono in un certo modo; non voglio creare scompensi e preoccupazioni: che continuino a vedere ciò che vogliono vedere. Prendete la questione della torta che ho preparato per questo pomeriggio. Alle cinque vengono l’Adriana, la Luisa e la Wanda. La Wanda è la quarta del nostro gruppo, esce poco perché ha dei problemi a un’anca, quando posso la coinvolgo in questi pomeriggi da tranquille anziane e lei con l’aiuto della Luisa, che passa a prenderla, si trascina fino a casa mia, che c’è l’ascensore.

Quando vengono, di solito il martedì pomeriggio, io faccio trovare loro una piccola torta, del giusto formato da dividere per quattro. Né troppo piccola, né troppo grande. A volte al cioccolato, altre alla crema, una volta il tiramisù; la torta alle carote, per oggi pomeriggio, è già lì sul tavolino del soggiorno in attesa. La signora Gianna me l’ha portata alle due esatte, appena sfornata. La torta che ho preparato l’ho comprata. Ecco, ho confessato. Naturalmente nessuno eccetto voi deve saperlo. Tutti si aspettano che una signora della mia età, ho settantasei anni, sappia fare i dolci, lasciamoglielo credere. La signora Gianna è la proprietaria del più antico laboratorio di pasticceria del paese, ci conosciamo da molto tempo. Saranno, ormai, una decina d’anni che prepara le torte per me all’insaputa di tutti. Lei prepara, io dispongo, lei porta, io pago, entrambe manteniamo il riserbo. Ci salutiamo con sorriso cospiratorio quando arriva fingendo di portarmi il pane che tanto è di strada. Trovate che sia disdicevole? Io no. Tutti hanno ciò che vogliono: Gianna i soldi e il gusto dello spionaggio, le mie amiche hanno la loro amica che sa far le torte, io ho la torta e la storia della torta da raccontare. Per ogni dolce la signora Gianna mi fornisce anche la ricetta e i tempi di cottura: siamo una squadra che funziona.

Prima delle cinque mi resta ancora un’ora, posso dedicarmi all’altra mia passione, la lettura. In questi giorni sto rileggendo Lavorare stanca del Pavese. Poche cose sanno portarmi lontano e tenermi compagnia come le poesie del Pavese, certi versi li ho imparati a memoria, come questi: Val la pena esser solo, per esser sempre più solo? / Solamente girarle, le piazze e le strade / sono vuote. Bisogna fermare una donna / e parlarle e deciderla a vivere insieme. Questo libro poi è un regalo. Era di Giovanni, un vecchio moroso delle superiori, me lo regalò prima di trasferirsi con sua moglie a Brisbane in Australia. Ah, Giovanni, quanti ricordi, è morto dieci anni fa, un attacco di cuore. Sua moglie è stata carina, mi ha mandato un biglietto, conservo anche quello. Ci sono un sacco di faccende che si conservano nei vecchi bauli. Ho sempre pensato che conservare, in qualche maniera, potesse preservarmi, anche se non so bene da cosa. Sono fatta così, meglio tenere, che a buttare si è sempre in tempo. Ma mi sono distratta, suona il citofono, eccole. Metto via Pavese che è meglio non disorientare le ragazze, lascio sul tavolino, accanto alla torta, soltanto il Sorrisi e Canzoni, l’argomento di oggi è Sanremo: la Luisa attaccherà con la sua adorazione per Fazio che sembra così tanto un bravo ragazzo, la Wanda che i veri festival erano quelli degli anni sessanta, l’Adriana (che da giovane ha studiato musica) dirà  che non esistono più le melodie. Io sorriderò sorseggiando il tè, quello so prepararlo, zucchero e limone come piace a loro, e penserò che questa combriccola di vecchiette scalmanate è una cosa che somiglia al mio baule. Una cosa da tenere.

Leda

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@ Gianni Montieri

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Le cronache della Leda #1

9 risposte a “Le cronache della Leda #2 – La torta, Pavese e Sanremo”

  1. Leda fa tenerezza, anche se si capisce essere una roccia, non tanto per la torta (che non sa cucinare oppure non prepara perché ha qualcosa di meglio da fare?) o per il tè. È il personaggio misterioso che si cela in lei che attrae. Mi ricorda la portinaia della Barbery nell’Eleganza del riccio, una donna speciale come tante, che preferisce rimanere in incognita per non creare scompiglio. Sarà forse questa l’intelligenza dei sapienti?

    Grazie per questa lettura che tiene compagnia davanti a un buon caffè…(ma io lo bevo il caffè o faccio come la Leda?…mah, poco importa)
    Un sorriso
    Tiziana

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    • Grazie Tiziana, la Leda mi sa che si mostrerà poco per volta, ma qualcosa già si vede, come tu hai notato. Il resto lo scopriremo insieme.
      Ad esempio, io non escluderei che la Leda beva il caffè, e che lei il tè lo prenda senza zucchero, ma staremo a vedere.

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    • vedremo se vorrà raccontarcelo Lucetta, io la immagino più una da un bicchiere ogni tanto, ma non si può mai dire. Mi pare che la Leda, che resta una persona riservata, voglia farsi scoprire a poco a poco, vedremo. Comunque, se beve, beve rosso, sarei pronto a scommetterci

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  2. Beh, sapete che vi dico? Che la Leda è una delle persone più libere che mi sia capitato d’incontrare (leggere )in questi ultimi anni, che mi da fiducia in un tempo a venire difficile da immaginare.
    Grazie.
    c.

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