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Sei poesie da “Estensioni del tempo” di Martina Campi

"Estensioni di tempo", Martina Campi

 

Moto dei corpi celesti

Passeggiavi una notte
per le vie di Torino
e hai incontrato Richard Bona
nel momento esatto in cui
pensavi a lui.

Semplici traiettorie d’angoli
e strade e capelli per tutti
i chilometri percorsi in precedenza
trasudando stanchezze
con soprabiti d’Africa.

.

***

Nei giorni di sole incerti
gli occhi sono altre parole
offerte
.
.
L’ombra che corse incontro
ci guadagnò una panchina
e segmenti di brina, mentre
ne graziavamo l’esistenza
.
Qualche impronta
-in quei giorni-
che sappiamo
ma sentiamo
a fatica
.
.
Non cedono
.    gli affetti
al pulsare
.    del presente.

.

Senza nome #4

il tempo se lo mangiano
le parole
.
.
ti vorrei toccare
così sentiresti
che sono io
e non la sintassi di un’idea.

.

Lunedì mattina

Dissimulati sulle scale
e negli ingressi
saltano le luci,
crollano dal soffitto

gli occhiolini se ne vanno
per il corridoio
a ripercorrere le stanze
ancora, un’altra volta.

.

Dietro gli occhi

Ci sono lettere inesplose
sui prati, sui
marciapiedi i resti
dai fogli

nei contenitori le frasi
intere di un pomeriggio i saluti
ai semafori sospinti, divenuti
inarrestabili

All’ombra di una palizzata
si trovano frescure per risvegli
occasionali e abbracci
incolumi

tutta l’acqua accumulata non ci sa
riempire
memorie instabili, la
sete, sotto i capelli.

.

Arché

Il cielo si ricurva
ed è prima
dell’arrivo che le luci
compaiono, sui contorni

Invece del sonno
s’accalcano momenti
a cercare gli inizi.

.


Martina Campi è nata a Verona nel 1978, vive però a Bologna sin dal 1997. È laureata in Scienze della Comunicazione. Ha esordito nel 2004 con la raccolta Definito dalla luce, anche se risale a un anno prima l’edizione autoprodotta Le ombre lunghe (poesie e racconti). Tra i vincitori del premio Ulteriora Mirari 2011, la raccolta inedita La saggezza dei corpi nel 2012 è stata segnalata al Premio Montano. Suoi testi sono stati pubblicati in varie antologie, tra le quali Fragmenta (a cura di Enzo Campi, 2011) e La forza delle parole (a cura di Alessandro Ramberti, 2012). Insieme al musicista Mario Sboarina, ha dato vita al progetto di musica e poesia Memorie dal SottoSuono.

36 risposte a “Sei poesie da “Estensioni del tempo” di Martina Campi”

  1. i componimenti non stonano, anzi. ma la mancanza di una struttura, di una metrica decisive, anche in questi pochi esempi, stanca. servirebbe più decisione, una scelta forte verso una metrica precisa e sentita

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  2. molto spesso “una metrica fa la stanchezza”, aggiungerei. Occorrerà leggere l’intero libro per riconoscerne la musica – e se la musicalità e l’incanto valgono “una metrica” non v’è lettore attento che potrà “stancarsi”, a mio avviso. Ma tutto, si sa, è molto soggettivo.

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  3. PER MICHIELI :

    se la domanda è rivolta a me, dichiaro di no, non
    conosco Gabriele Marchetti, inoltre se qualche volta
    posso sembrare dissacrante, beh, non è nelle mie
    intenzioni.

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  4. è impossibile che non si possa esprimere il proprio parere e si debba sempre dire che ci piace qualsiasi cosa. non è un atteggiamento molto salutare. se questo è lo spirito del vostro blog…

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  5. allora Marchetti, vediamo di capirci una volta per tutte.
    qui non si tratta di esprimere un parere! qui si tratta di fare la comparsa improvvisa nel blog e di cominciare, procedendo “a muzzo”, a dispensare noiosissimi commenti che del parere hanno nulla, mentre hanno dell’indisponente; atteggiamento, quest’ultimo, che fin troppe volte ho visto comparire e scomparire – deo gratia – da queste parti.
    contro i giudizi negativi non ho nulla, anzi nutro un profondissimo rispetto essendo io molto spesso un commentatore tranchant.
    ma qui il tono è diverso, il modo è diverso e quel che manca è il rispetto.
    che le piaccia o no ciò che scrive Martina Campi diventa immediatamente l’ultima delle questioni che mi premono.
    mi preme molto, invece, limitare questo tipo di comportamenti.

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  6. Non intendevo considerare la “critica” non raccoglibile, o addirittura non accetta(ta) – dicevo che da lettore di questa scrittura, e conoscitore del libro mi pare un tantino “poco” quello di considerarne mancanze di “metrica” o di “struttura”. E’ verissimo che è un fatto di scelte, di preferenze, se vogliamo così dire – molto spesso metrica a primo impatto riconoscibile, struttura e chissà quali “logiche” nella scrittura poetica sono il punto di partenza più noioso al mondo, lì a mio avviso davvero stona(n)te se si decide di non considerarlo semplice esercizio o buona pratica dello scrivere. Saluti, G. Dp

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  7. Questa di M. Campi, al contrario è una scrittura vivissima in suono e estensione – così, se vi incuriosisse ma alla fine non riusciste a trovare ciò che “cercate”, bene: cambiate libro, canale, ricerca, struttura, strada. E’ così che si fa, la via libera della poesia è davvero infinita (fortuna!)! Ri-saluti

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  8. p.s. Le scritture più interessanti sono piene di “pecche” (ma cosa sono le pecche nei poeti che pubblicate? forse le loro strade, le loro scelte, le loro forme metriche non riconosciute?)

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  9. Scrivo da interessatissimo a questo libro e all’argomento in questione per rendere disponibile la mia particolare prospettiva. Ho infatti personalmente partecipato al montaggio della parte ritmica e musicale per diversi brani dal libro, per la loro messa in performance, lavorando quindi direttamente con il materiale metrico dei testi. Confermo l’impressione di un metro non deciso (il titolo dell’opera può essere una dichiarazione a riguardo) e tuttavia lo ritengo un pregio: l’incedere dei versi non mi sembra tanto ambiguo quanto semmai ambi(poli)valente. La mia impressione è quella di una costruzione ritmica generata per addizione e sovrapposizione di metri differenti, ognuno originato da un suo preciso nucleo. Le performance di alcuni di questi testi, eseguite su basi ritmiche essenzialmente ostinate e “dritte”, si sono tradotte spesso, sul piano musicale, in precisi fraseggi poliritmici molto riconoscibili, tutt’altro che casuali. I testi si reggono naturalmente benissimo anche senza supporto musicale e, a mio parere, rivelano un loro tessitura metrica coerente se pure inusuale e apparentemente destrutturata: qui la struttura non si impone infatti nell’immediato ma appare come in filigrana, decisiva e a volte sorprendente.

    Mario Sboarina

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  10. Ringrazio Giampaolo Dippì e Mario Sboarina. I vostri commenti permettono di comprendere il legame tra il ritmo dei versi di Martina Campi e la musica (il più antico dei legami poetici, senza scomodare pagine e pagine di trattati di metrica).

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  11. vorrei capire se Lei ha qualche motivo per avercela con me, se Le ho mancato di rispetto, se ho mancato di rispetto a qualcuno perché ho criticato l’aspetto tecnico delle poesie pubblicate (aspetto che considero fondamentale), se ho mancato di rispetto ai Vostri lettori. mi aiuti, perché da solo (sarà che sono stupido) proprio non ci arrivo.

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  12. Marchetti forse le è sfuggito il mio commento di ieri. Non ho altro da dirle e non intendo dirle altro, qui o altrove.

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  13. sono questioni di secondo profilo. Per carita`, l`eufonia e` importante, ma essa non si raggiunge soltanto con le regole della metrica, bensi` anche attraverso ritmi interni al corpo del poeta e soprattutto ai codici che sottendono alla respirazione.

    I miei saluti

    Gianfranco Fabbri

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  14. Ringrazio la redazione di Poetarum Silva e in particolare Fabio Michieli per aver ospitato su queste pagine quelle sei “creaturine” estratte dal mio libro. Giadep e Mario per aver condiviso la propria esperienza e rapporto con il libro e la foma su cui muove. Ringrazio l’intervento di Gianfranco Fabbri che, in modo efficace e preciso ha illustrato ciò che io avrei tentato di spiegare.

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  15. (Per me è come un flusso, che muove da dentro il corpo verso fuori, (con) un ritmo proprio. Quasi un dondolio talvolta, se dovessi rappresentarlo fisicmente,. Con un respiro che spesso si impone, o impone, guidando, il movimento. Interrompe, accelera, ripete quasi ossessivamente, rallenta fino a quasi fermarsi. Per semplicemente lasciare spazio, ascoltare, rarefarsi, rendersi trasparente, rendersi (il) mezzo (per la parola).)

    Risaluti e ri grazie
    Martina

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  16. Cara Martina, ho apprezzato i Suoi interventi. Siccome è Lei la maggiore interessata, diciamo, alla discussione, mi rivolgo a Lei nella speranza che il signor Michieli non ci metta il naso di nuovo. Come ho scritto, le Sue poesie mi sono piaciute, ma oso dissentire dal modo che Lei ha di spiegarsi e spiegare il fuoco poetico: io sono per un ‘influsso esterno, piuttosto che interno, insomma non credo di essere nato poeta ma di esserlo diventato. Il mondo, o parte di esso, mi spinge a scrivere; non nasce da me, io al massimo potrei averci messo l’attitudine solitaria, nulla di più. Per me la poesia è immagine, quindi qualcosa che mi viene da fuori; il sentimento, l’altra faccia della medaglia, nasce sì da me, ma io sono per una poesia dove il poeta non dovrebbe proprio esistere. Semplice tramite, veicolo, nulla più, tra il lettore che è distratto da centomila altre cose e non ci fa caso, e la realtà come essa si disvela. Sono impegnato in questa direzione, ci vuole tempo, fatica, studio, esperimenti. Faccia pure, signor Michieli, dica che sono antiquato o quello che vuole: ma la mia visione è più pura della Sua, e tanto più poetica

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    • Caro Marchetti, Michieli qua mette il naso quanto gli pare, primo perché è redattore di questo blog, secondo perché è responsabile di questo post, terzo perché di poesia ne sa e ne capisce più di tanti, lei compreso. Per carità poi quei Suoi e quei Lei con la maiuscola non si usano più nemmeno nelle lettere commerciali. Buon Natale eh, stia bene

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    • Gentile signor Marchetti, sono restia a intervenire nei commenti, lo faccio per educazione e per chiamata in causa (se mai, per una apertura verso chi si prende la briga e il tempo di leggermi e interessarsi, cosa per la quale la ringrazio).
      Spero che ciò non alimenti ulteriori polemiche, perché non mi sembrerebbe il caso. E mi dispiacerebbe molto, (nei riguardi della redazione e degli altri poeti ospitati). Mi scuso anticipatamente con tutti se invece dovesse succedere.

      Nel mio intervento cui si riferisce, ero semplicemente attinente alla sua osservazione su una (eventuale – o percepita) mancanza di metrica o struttura in questi testi.
      Non mi pare si fosse parlato di fuoco o urgenza. (E, anche ora rileggendo, non trovo riferimenti a questo tipo di argomento, che necessiterebbe certo, altre parole.)
      Tuttavia, sul rendersi trasparenti e mezzo per- (nel mio caso spesso attraverso vari tipi di rarefazioni o “pause”, magari più o meno riuscite, o apprezzate, o altro…) – Pur non piacendole il mio modo di spiegare, se avrà voglia di rileggere il mio intervento, noterà chiaramente che la risposta c’era ancor prima della domanda.
      Inoltre, considerando sempre ciò di cui s’è detto, credo converrà con me che il respiro e’ senz’altro espressione di una inscindibilità tra esterno e interno.
      Di fuoco non avevo inteso se ne parlasse, mi spiace! (Tuttavia, se lo desidera, può contattarmi privatamente, e ci si confronterà serenamente su tale esperienza. Preferisco infatti concludere qui le mie parole a questo post, che considero già troppe).

      Rinnovo il mio grazie a Fabio Michieli e la redazione.
      Saluti e buone feste
      Martina

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  17. ci metta pure il naso, Michieli, ma rispetti anche le opinioni discordanti dalla sua. o devo credere che in questo blog non ci si possa esprimere liberamente? comincio ad aver paura…

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  18. e fate bene, caro accardi, ad aver paura…se la poesia che proponete è questa (non mi riferisco solo all’autrice di cui si parla qui, anzi, è forse l’unica che salverei), se il massimo che il vostro blog esprime e vuole far conoscere si situa tra fantuzzi e cescon, e comprende tutto quello che ci cresce in mezzo, allora stiamo messi bene…una poesia malata, che non porta da nessuna parte, senza futuro, vuota, ridondante, sempre identica…vi manca tutto…

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