l’irragionevole prova del nove – 5
Complicatibus: – Senza soluzione, senza soluzione di continuità: senza soluzione di continuità non c’è soluzione.
Simpliciter: – Non c’è soluzione? Proprio non c’è soluzione?
Complicatibus: – Proprio non c’è soluzione di sorta, se non impropria: non c’è proprio senza improprio.
Simpliciter: – Non c’è soluzione di sorta?
Complicatibus: Non proprio, non proprio di sorta: l’impropria sorte?
Simpliciter: – I numeri della sorte?
Complicatibus: – Estratti dalla sorte. A caso. E tratti a sé. O fuor di sé. A tratti a tratti.
Simpliciter: – Un ritratto dei tratti? un quadro a tutto tondo?
Complicatibus: – No, no! Un quadro solo e soltanto quadrato, e non ancora quadrato, piú tosto a soqquadro, e protratto, un tratto protratto.
Simpliciter: – A che pro? per cosa?
Complicatibus: – Per cosa: per comporre, scomporre, ricomporre un periodo senza periodo, un tempo senza tempo, un costrutto senza costrutto, un luogo senza luogo.
Simpliciter: – Ma come? Lei sta forse per dire qual cosa dei numeri dell’ultimo numero?
Complicatibus: – Per dire cosa, o cosa dire per?
Simpliciter: – Ricomponiamo i numeri del prodotto, dunque.
Complicatibus: – Per il prodotto dei numeri, per la somma dei numeri del prodotto dei numeri, dunque.
Simpliciter: – Dunque?
Complicatibus: – Dunque il prodotto dei numeri: l’ultimo prodotto.
Simpliciter: – L’ultimo ritrovato?
Complicatibus: – L’ultimo ritrovato, ma perso nell’insieme.
Simpliciter: – Ritrovato perso?
Complicatibus: – Nell’insieme perso e insieme ritrovato.
Simpliciter: – Il recupero d’un oggetto smarrito?
Complicatibus: – D’un oggetto? Potrebbe darsi il caso che questo oggetto sia un soggetto, ecco, un soggetto smarrito; ma, forse, questa è un’altra storia, una storia che potrebbe darsi il caso di scrivere, sa, il soggetto è soggettivo di tante storie. Chi sa, prima o poi, forse, ma non ora.
Simpliciter: – Di cosa allora?
Complicatibus: – Di cosa.
Simpliciter: – Ma ritrovata per cosa? Per cosa persa?
Complicatibus: – Persa per cosa. Per cosa ritrovata. Di cosa persa per caso. Di cosa per caso ritrovata.
Simpliciter: – Non è che per caso ha ritrovato l’ultimo numero?
Complicatibus: – Quest’ultimo numero è prodotto dalla somma delle somme dei numeri del prodotto dei primi due numeri.
Simpliciter: – Quali primi due numeri? Se ne sono incontrati tanti!
Complicatibus: – Quanti e quanti primi due numeri. E quali e quali primi due numeri. E quanti e quali: ma anche questa dei quanti e dei quali è un’altra storia, una storia da finire, prima o poi, ma non ora, non ora che non c’è ora, non ora che non c’è dove, non ora che non c’è come, non c’è come finirla, ancora.
Simpliciter. – Ora è ora di finirla con le altre storie: finiamo prima questa. Finiamola.
Complicatibus: – Il prodotto dei numeri, dunque, dei primi due numeri, dunque, che non sono né l’uno né il due: ricorda? I primi numeri, quelli non detti, quelli taciuti: ricorda?
Simpliciter: – Ricordo i non detti? ricordo i taciuti? Come ricordare se non detti, come ricordare se taciuti?
Complicatibus: – Lei non ricorda i non detti? Lei ricorda solo e soltanto i detti inesatti? i primi due numeri detti inesatti?
Simpliciter: – Il quattro e il tre?
Complicatibus: – Il quattro e il tre, parti della somma delle due cifre dei numeri dei prodotti delle due cifre dei primi due numeri, di questi primi due numeri, detti non detti, detti taciuti.
Simpliciter: – I primi due numeri detti non detti, detti taciuti?
Complicatibus: – Per ricordare. Detti non detti, detti taciuti per ricordare: prodotti dal ricordo.
Simpliciter: – Per ricordare cosa?
Complicatibus: – Per cosa ricordare, per cosa è il ricordo, per non dimenticare il ricordo, per non dimenticare il non detto: i primi due numeri, da cui tutto deriva, e il nulla deriva.
Simpliciter: – Perché? Perché? Sono di nuovo alla deriva.
Complicatibus: – Di nuovo, e ancora: perché i primi due numeri, perché questi primi due numeri, sí, perché questi sí sono finito e infinito: sono congiunto finito nell’infinito, sono minuto finito congiunto nell’infinito.
Simpliciter: – Nell’infinito dove?
Complicatibus: – Perché i primi due numeri, perché questi primi due numeri, sí, perché questi sí sono parti partecipi del tutto e del nulla.
Simpliciter: – Quali parti? se ne sono incontrati tanti, e tante incontrate.
Complicatibus: – E tanti e tante, e quanti e quante: perché i primi due numeri, perché questi primi due numeri, sí, perché questi sí sono capaci di tutto e di nulla.
Simpliciter: – Quale capacità?
Complicatibus: – Se capaci di tutto incapaci di nulla? e se capaci di nulla incapaci di tutto?
Simpliciter: – Sí, sí.
Complicatibus: – No in vece, in vece no: perché questi primi due numeri, detti non detti, detti taciuti, per ricordare il ricordo, sono proprio capaci di tutto e di nulla, e parti partecipi, e parti e partecipi.
Simpliciter: – Proprio?
Complicatibus: – E sono proprio incapaci di tutto e di nulla senza parti né parti partecipi.
Simpliciter: – Proprio?
Complicatibus: – Non c’è proprietà senza improprietà, né improprietà senza proprietà.
Simpliciter: – Quali proprietà e quali improprietà? quante improprietà!
Complicatibus: – Lei esclama? Intende forse chiamarsi? chiamare un se stesso diverso da sé?
Simpliciter: – Un me stesso diverso da me?
Complicatibus: – Un io stesso diverso dall’io: un sono diverso dal sono? Un essere diverso dall’essere?
Simpliciter: – Sono diverso sono?
Complicatibus: – Sono proprio improprio sono. Essere proprio improprio essere. O avere proprio improprio avere.
Simpliciter: – Non ne abbia a male, ma Lei ha solo improprietà.
Complicatibus: – È proprio l’improprietà del bene che fa sí che ci sia propria la proprietà del male.
Simpliciter: – Il bene improprio?
Complicatibus: – È proprio la proprietà del male che non fa sí che ci sia proprio il bene. O che fa sí che non ci sia bene proprio, ma forse…
Simpliciter: – Forse?
Complicatibus: – Forse Lei, esclamando, si prefissa di chiamare non proprio sé stesso?
Simpliciter: – Mi prefisso?
Complicatibus: – Non proprio, prefissa se stesso, sí, ma diverso da sé, forse capovolto, ma intento a chiamare, Lei: il nome proprio, il Suo nome proprio.
Simpliciter: – Quale nome? quale nome proprio?
Complicatibus: – Non proprio il nome proprio, forse il comune, sebbene…
Simpliciter: – Sebbene? Prefissarsi il bene? Lei, Lei è fuori di sé?
Complicatibus: – Ma, se Lei fosse in sé, viceversa: l’ipotesi è capovolta. Il se è capovolto: ecco, proprio, proprio e improprio. Posto prima del proprio, questo se capovolto, ma che non accresce, e non afferma, bensí sottrae, bensí si sottrae, bensí si sottrae al bene.
Simpliciter: – Il bene che non cresce, e si nega, si sottrae? E la somma? e il prodotto?
Complicatibus: – La somma al contrario essendo sottrazione, la sottrazione al contrario è somma.
Simpliciter: – La somma sottrazione, la sottrazione della somma? Sottrarre per sommare?
Complicatibus: – Ecco, appunto, proprio e improprio insieme: si sottrae il numero al numero, si sottrae il numero ai numeri, si sottrae il numero ai primi due numeri, a ché il prodotto di essi, il prodotto dei primi due numeri senza numero, ecco, dei primi due numeri detti senza numero, dei primi due numeri non detti, taciuti, o detti non detti, detti taciuti, detti sottratti, e cosí detti solo e soltanto per ricordare quel che è il ricordo e di sé e del sé diverso da sé, e dell’essere se stessi e dell’essere altro da sé, o sia cosí detti solo e soltanto per ricordare il ricordo o del non essere altro che sé o del non essere che altro da sé, o ancora cosí detti solo e soltanto per ricordare quel che è il ricordo del se e del se capovolto, per ricordare quel che è il ricordo del non detto: il sono minuto: a ché questo prodotto, dunque, finito nell’infinito dove, finito nell’infinito quando, finito nell’infinito come: a ché questo prodotto, dunque, finito nell’infinito periodo: a ché esso prodotto dei primi due numeri, presi uno per volta: a ché esso prodotto dei primi due numeri persi insieme: a ché esso sia probabile, e insieme improbabile.
Simpliciter: – Uno alla volta, insieme, probabile, improbabile?
Complicatibus: – Uno alla volta, probabile; insieme, improbabile.
Simpliciter: – Uno alla volta: partiamo dall’uno alla volta. Essendoci l’uno, non può che partirsi dall’uno.
Complicatibus: – L’uno, che si parte alla volta di cosa? L’uno, che è il primo numero dei numeri del piú, della somma dunque, che si parte, che parte se stesso dunque, che parte ha?
Simpliciter: – Che parte ha?
Complicatibus: – Forse non ha parte, forse è una parte, forse è una parte senza parte né parti.
Simpliciter: – Che parte è, se non ha parte?
Complicatibus: – Ma, se si parte, che parti hanno, e sono, queste parti dell’uno?
Simpliciter: – Le parti dell’uno?
Complicatibus: – Ma, se si parte, che parti sono, e hanno, questi parti dell’uno?
Simpliciter: – I parti dell’uno?
Complicatibus: – È uno, tanto per dirne uno? o è uno, poco per dirlo uno?
Simpliciter: – Tanto poco? Tanto o poco?
Complicatibus: – L’uno, determinato nella sua indeterminatezza, che si parte, parte alla volta di cosa.
Simpliciter: – Lei è determinato solo nell’indeterminatezza.
Complicatibus: – L’uno, una volta partito alla volta di cosa, non è piú uno, ma piú di uno.
Simpliciter: – L’uno è piú di uno? Lei è partito!
Complicatibus: – L’uno è piú di uno, ma meno dell’uno.
Simpliciter: – Piú di uno non è piú dell’uno? Se piú di uno, meno dell’uno non è possibile.
Complicatibus: – Piú o meno, piú e meno.
Simpliciter: – Se uno è piú di uno, può dirsi che sia due?
Complicatibus: – L’uno piú di uno non è due, non ancora; né due meno di due è uno, non ancora.
Simpliciter: – Non ancora?
Complicatibus: – Potrebbe darsi, potrebbe darsi alla volta del due; ma per far sí che l’uno piú di uno sia il due, può darsi, ecco, può darsi il dodici. Il dodici: ricorda?
Simpliciter: – Lo si è incontrato, mi pare, una sola volta.
Complicatibus: – Una volta sola. Forse, forse s’incontra solo una volta.
Simpliciter: – Solo una volta? E poi mai piú?
Complicatibus: – O una volta per sempre.
Simpliciter: – Per sempre?
Complicatibus: – Sempre per una volta.
Simpliciter: – Uno piú di uno, alla volta del due, per sempre, per una volta soltanto?
Complicatibus: – Per quella volta.
Simpliciter: – Quale quella? Quella volta del c’era una volta?
Complicatibus: – C’era una volta.
Simpliciter. – E poi per sempre?
Complicatibus: – Per questa volta.
Simpliciter: – Quale questa? Lei fa per dire!
Complicatibus: – Per dire.
Simpliciter: – Tanto per dire?
Complicatibus: – Per non dire tanto per dire.
Simpliciter: – Per non dire? Cosa vuol dimostrare? che altro?
Complicatibus: – Altro. Ecco, potrebbe darsi che l’uno piú di uno sia partito alla volta del due, o l’uno non piú uno alla volta dell’altro.
Simpliciter: – Un altro? un altro ancora?
Complicatibus: – Ancora? Ancora, e non ancora: partito alla volta dell’altro, di nuovo.
Simpliciter: – Un nuovo altro? Ancora, di nuovo, un nuovo altro?
Complicatibus: – Dunque, l’uno non piú di uno partito alla volta dell’altro, l’uno piú di uno partito alla volta del due.
Simpliciter: – Il due, Lei non parla mai del due, Lei parla sempre d’altro.
Complicatibus: – Potrebbe darsi che il due non sia altro che l’altro; parlando d’altro, non parlerei d’altro che del due.
Simpliciter: – Parliamone.
Complicatibus: – La volta del due. Dunque, il due: alle volte il due; o il due alla volta di; o due alla volta.
Simpliciter: – Quante volte per un due.
Complicatibus: – Un due? Forse che sia un numero composto? intende forse dire dodici dicendo un due? O forse che il due non sia altro che uno? Il due non è altro che uno?
Simpliciter: – Non dica altro. Il due non è altro che due. Non aggiunga altro.
Complicatibus: – Non dirò piú altro. Né altro piú?
Simpliciter: – Non dica cosí. Mi dica, prima del piú, del due, mi dica, ora, solamente del due, senz’altro, e poi del piú.
Complicatibus: – Prima del piú, e poi del piú, ora, in vece, solo e soltanto del due, senz’altro; e dunque: il due è il secondo numero.
Simpliciter: – Quale secondo numero?
Complicatibus: – Il secondo numero dei numeri del piú, il due, che, non essendo mai primo, non di meno è un numero primo.
Simpliciter: – Il secondo numero primo.
Complicatibus: – Improprio, secondo taluni; proprio, secondo talaltri.
Simpliciter: – Secondo taluni? Secondo talaltri?
Complicatibus: – Secondo talaltro, il numero uno è un numero primo, è il primo numero dei numeri primi; e il due è dunque, dei numeri primi, il secondo.
Simpliciter: – Secondo talaltro. E secondo taluno?
Complicatibus: – Secondo taluno, in vece, c’è chi dice che sia, il due, il secondo numero, il primo numero primo.
Simpliciter: – Il due, il secondo numero, è il primo numero primo secondo taluno? E l’uno?
Complicatibus: – Secondo taluno, c’è chi dice che, l’uno non essendo un numero primo, pur tutta via sia il primo numero, e dunque il primo numero dei numeri non primi. Ma i numeri non primi sono secondi? E a che secondi? Secondi a che?
Simpliciter: – Un secondo! E il tre allora, che è un numero primo, che fu detto non il primo né il secondo dei numeri primi, che ne sarà del tre secondo taluno?
Complicatibus: – Il tre, che è la somma dei primi due numeri del piú, l’uno e il due, uno non primo, secondo taluno, e il secondo in vece primo, secondo taluno, il tre, dunque, non è che il secondo dei numeri primi, secondo taluno.
Simpliciter: – Ma allora, questa storia è tutta da riscrivere, secondo taluno.
Complicatibus: – Secondo talaltro, non tutta, ma in parte, in qualche parte del tutto.
Simpliciter: – Ma questa è una rivelazione.
Complicatibus: – Potrebbe darsi che sia sí una rivelazione, o forse no, forse è solo e soltanto una rilevazione, ma nell’uno e nell’altro caso qualcuno e qualcun altro la direbbe irrilevante.
Simpliciter: – Me la riveli comunque.
Complicatibus: – Me… la riveli?
Simpliciter: – Me la mostri.
Complicatibus: – Me… la mostri? In due parole?
Simpliciter: – In due parole?
Complicatibus: – La prima parola a capo, ricomposta, la seconda in fine disposta?
Simpliciter: – In fine? ma se non finiamo proprio piú!
Complicatibus: – Non finisce la somma proprio perché ancora da farsi, proprio perché ancora impropria: la somma di sopra potrebbe anche dirsi propria, ma la somma di sotto non può che dirsi ancora impropria.
Simpliciter: – Non può dirsi somma di sotto?
Complicatibus: – Né darsi. Se non impropria. Ancora.
Simpliciter: – Non può darsi somma di sotto?
Complicatibus: – Né farsi. Se non impropria. Di nuovo.
Simpliciter: – Non può farsi somma di sotto?
Complicatibus: – Forse che possa dirsi e darsi e farsi somma di sotto, se non impropria?
Simpliciter: – Ancora? Di nuovo?
Complicatibus: – Forse ancora, forse di nuovo: forse sotto le righe o sotto le righe di sotto, o tra un rigo e l’altro, può darsi.
Simpliciter: – Lei va oltre le righe.
Complicatibus: – Forse andare oltre, violare le leggi, è stare tra le righe, per un certo verso.
Simpliciter: – Si regoli. Si dìa una regolata. Se si va oltre, come restarne dentro?
Complicatibus: – Forse essendo dentro l’oltre? Ma mente il regolo una regola che non c’è.
Simpliciter: – Lei è proprio sregolato. Segua quel certo verso.
Complicatibus: – Ad un verso certo ne segue un altro, di verso, o un secondo, forse incerto.
Simpliciter: – Un secondo verso diverso dal primo?
Complicatibus: – O uguale, se converso.
Simpliciter: – Lei non conversa.
Complicatibus: – O sia uguale sia contrario.
Simpliciter: – Uguale e contrario? Inverso?
Complicatibus: – Inverso, se speculare; controverso, se contrario.
Simpliciter: – Controverso?
Complicatibus: – Potrebbe anche darsi il caso che sia controverso per speculare del contrario, e dei contrarî.
Simpliciter: – Quante contrarietà, quanti versi.
Complicatibus: – Lei, forse, ora specula sulla quantità delle qualità della controversia?
Simpliciter: – Vorrei si speculasse della somma, del prodotto, dei numeri, ma non senza mai arrivare all’ultimo, quello definitivo. Dìa un numero per ogni verso finché finiranno. Perché, prima o poi, dovranno pur finire, questi versi e questi numeri.
Complicatibus: – Prima o poi finiti, ma ora finiti e insieme infiniti: insieme, ora insieme, ora insieme sono minuti, finiti e infiniti, ora insieme sono sòno minuto, finito e infinito.
Simpliciter: – Essendo stato detto che il prodotto dei numeri, dei primi due numeri, presi insieme, era improbabile, son per questo detti finiti, e insieme infiniti, i numeri?
Complicatibus: – Probabile.
Simpliciter: – Come fa a esser probabile l’improbabile?
Complicatibus: – Viceversa, potrebbe essere improbabile che sia probabile. E cosí via.
Simpliciter: – Suvvia, non dica cosí: Lei, ora, sia meno probabilista e piú probatorio.
Complicatibus: – Nell’insieme dei numeri e dei versi, o dei numeri dei versi e dei versi dei numeri, è probabile, o improbabile, che il prodotto sia questo o quello, l’uno o l’altro, e che la somma delle due cifre della somma delle quattro cifre del prodotto dei primi due numeri dìa esito positivo o negativo. Lei è forse in attesa di quest’esito.
Simpliciter: – Sono sempre in attesa.
Complicatibus: – Ma già l’insieme dei numeri può darsi che sia o non sia, che sia principio o fine, che sia vita o morte, che sia amore o disamore, che sia sí o no; dunque resterebbe solo da dirsi l’insieme dei numeri del principio, o l’insieme dei numeri della fine, o del fine, e cosí via: l’insieme dei numeri della vita o della morte dei numeri l’insieme; l’insieme dei numeri dell’amore o del disamore dei numeri l’insieme; l’insieme dei numeri del sí o del no dei numeri l’insieme. E viceversa.
Simpliciter: – Quante probabilità. Quante probabilità vi sono? E viceversa?
Complicatibus: – Viceversa appena dette, e con pena: la morte, il disamore, il no. Ma ve ne sono ancora: certe particelle incerte.
Simpliciter: – Certe particelle incerte?
Complicatibus: – Sul da farsi incerte.
Simpliciter: – Lei non sa piú che fare. Insomma, si dìa piú da fare.
Complicatibus: – In somma? ma se è ancora da farsi il prodotto.
Simpliciter: – Lei non produce mai nulla. Lei è un essere improduttivo. Produca qualcosa. Venga al dunque.
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l’irragionevole prova del nove – 1
l’irragionevole prova del nove – 2