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Fernando Coratelli – La resa

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Fernando Coratelli – La Resa- Gaffi Editore – 2013 – 16,90

Le storie che hanno un’ambientazione urbana, specie quelle collocate in una città medio/grande, hanno spesso la caratteristica di essere poco precise quando i loro autori descrivono i luoghi. Spesso si ha la sensazione che gli scrittori, vuoi per pigrizia o per conoscenza marginale dei posti che andranno a descrivere, si accontentino di un giretto su Google Maps. Perciò se si parla di Napoli, centro storico, leggeremo “si muoveva verso Piazza del Plebiscito” ma non leggeremo che “si muoveva verso Piazza del Plebiscito, arrivando da Via Chiaia” “da Santa Lucia” “da Via Toledo” “lasciandosi il San Carlo alle spalle”. Questo aspetto non è necessariamente un difetto, ma certo non è un pregio. La Resa di Fernando Coratelli è ambientato a Milano, la Milano dei nostri giorni. Una Milano precisa nei contorni, nei colori, negli odori, negli atteggiamenti e nella toponomastica. Il personaggio numero uno si dirigerà verso Piazzale Cadorna passando da Via Caradosso. Il personaggio numero due non andrà al lavoro tra Piazza Cordusio e Via Orefici. Il terzo personaggio si troverà davanti alla Questura in Via Montebello. Il quarto personaggio starà attraversando il sottopassaggio della Linea Gialla della metropolitana sotto la Stazione Centrale. Tutto è molto preciso e per tutti alla stessa ora esploderà una bomba che li mancherà, facendo però molte vittime. La precisione delle descrizioni è necessaria perché Coratelli sa che scrivendo una storia che parte da quattro attentati di matrice islamica, dopo l’undici settembre, dopo Madrid, non può improvvisare, deve costruire un racconto credibile che deve stare in piedi, sa che ci vuole rigore. Rigore e immaginazione devono andare a braccetto. La resa è una storia in cui conta il tempo, il suo scorrere e il suo fermarsi. Conta chi ci lascia la pelle e conta chi rimane. I quatto protagonisti sono Tommaso, Agata, Andrea e Teresa. Un antiquario, una manager, un piccolo e losco affarista e un avvocato. Gli attentati, le loro abitudini sconvolte, le loro vite che si sfiorano, si incrociano, si perdono e si ritrovano, tutto lascerebbe presagire a grandi cambiamenti, a svolte epocali. In realtà, una volta assestati gli animi, nessuno cambierà sul serio, la scossa si esaurirà e più per debolezza che per desiderio di normalità, tutti e quattro torneranno a fare ciò che facevano, addirittura migliorando il proprio status sociale. Ed è questa la resa. L’atto terroristico e l’incapacità di reazione e di orientamento delle forze politiche, sono due tasselli del vuoto sul quale poggia la società e i protagonisti del romanzo sono tutto il resto del mosaico. Andare a mangiare sushi in un locale chic non rappresenta una distrazione ma rappresenta il pensiero. Così come il non essere stabili nelle relazioni paradossalmente pare essere l’unica maniera di relazionarsi. Mentre leggevo il libro mi sono chiesto un paio di volte perché Coratelli avesse scelto per protagonisti quattro benestanti, perché uno dei sopravvissuti non fosse un cassintegrato. Poi ho capito, non avrebbe avuto senso. Per raccontare questa resa, l’effettivo declino occorrevano persone che fossero allo stesso tempo figli e genitori del disagio del nostro tempo. La prosa dell’autore è scorrevole e piacevole, questo è un romanzo che si legge molto rapidamente ma che non si dimentica facilmente. Ci lascia qualcosa sulle spalle, qualcosa che è più di una domanda: Io che tassello sono? Bomba o non bomba: sono uno scampato? Sono un arreso o un costruttore di questa resa?

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© Gianni Montieri

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Un estratto del libro

Una replica a “Fernando Coratelli – La resa”