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La domenica sera e David Foster Wallace

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La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercé di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l’adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l’età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch’io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anch’io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un modo più veritiero di dire “morire”, “andarsene”, il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d’inverno…

David Foster Wallace – Il re pallido (pag. 184) – traduzione di Giovanna Granato

14 risposte a “La domenica sera e David Foster Wallace”

  1. io mi rimetto a leggere Parise e qualcun altro grande della nostra letteratura. Grazie Gianni per questa citazione. Buone letture estive a tutti! Belle letture!

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  2. Quel crepuscolo di una domenica d’inverno riporta al mondo, a quello di tutti. Mi riporta all’odore di tristezza o nostalgia, consapevolezza avvertita dopo e a tradimento.
    Solo per poco, fortunatamente, affetta l’anima ed è avvertimento.
    Grazie Gianni.

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    • grazie a te per aver letto, quelle frasi credo di averle imparate a memoria, e sempre tornano come motivo di riflessione e, ribaltando, di una qualche speranza

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