di Giusi Montali
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se ti capiterà di amare un uomo
fiore di vetro, fiore di carne,
fiore di fuoco, lo guarderai
attraverso vetri smerigliati
che si innalzano e si inabissano
guarderai la mano nuda percorsa
da spirali che pulsano:
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questo sarà il pericolo
ne sognerai la sera, seduta alla finestra
luna
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gli orologi rallenteranno
e nel verde del mondo acuito
impiglierete le gambe al giorno
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Ich bin klein, mein Herz ist rein
Io sono piccolo, il mio cuore è puro
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L’aria si sfalda, l’aria nella città si rinsalda
attorno ai tuoi occhi desideranti
si scioglie la struttura in gocce risuonanti:
siamo incostanti, sfranti amanti nella città
che ci perde e ci ritrova
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Sfilo una rete dal fianco
per lanciarla nel blu disfatto:
e sciogliere le cime dei palazzi
curvare le vetrate, spalancare
il sangue purificato
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Illanguidisce la città guardandosi storta:
nella matematica delle elezioni
non siamo annoverati
ma ci sciogliamo dal freddo
nella stanza divenuta tropicale
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Il pendolo ruota sull’asse delle geometrie:
il mio tropico è un orizzonte
sconvolto da passaggi logici
travolti dall’ansia ascensionale
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Il sole ti accende gli occhi
mentre sediamo al tavolino della cospirazione
tra lo smog e gli alberi che disfano l’inverno:
ti porgo praline colorate e si accendono
le gemme tra i rami
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La città si apre come un fiore aperto
e scivolo tra un delirio di quartiere
e la voce di una metropoli scoppiata
mentre nella cella di insoddisfazione
fumi l’ultimo dispiacere
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Nel giorno luminoso illanguidisce l’occhio
torbido di un’ora meridiana esplosa:
ogni particella si inscena sulla lingua assolta
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La pelle si tira a lembi, sgorga la luce,
l’acqua e si capovolge l’ora
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è l’istante violaceo della sera che si tende
è l’istante dorato della mattina che si apre
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La sigaretta morta nell’istante che esita
la luce che si spegne nella casa di fronte
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La stanza si riempie e si svuota
gli oggetti impilati, i libri ordinati
le forcine disperse e ritrovate
si danno un convegno
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E apro ancora una volta le lenzuola al caos:
la città scoppia lacerandosi, lacera
incerta il suo scontro nucleare
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Tu siedi ancora incerta, ma poi
ti alzi gettandoti nel pozzo
per uscirne luce, piccola grazia
che porti il grano sulla strada
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ancora torna, se sai
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a vendere il sangue per averne altro
a scuotere la testa per disseccare la palude
al vuoto della piega intercostale
alla vertigine della mucosa aperta
a inghiottire il grano a sorsi lenti
a deglutire il mattino, a scavare
una fossa per il sole perché tu
possa ammirarlo e adorarlo
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mais tu qui pensait au monde encore
come a una sfera rotonda congruente
ti ritrovi all’alba di Rodez nel letto
tenendoti le scarpe in un cina africa market
delle disperazioni: un nessun posto che cola
anafora delle traslitterazioni, allitterazione
dello spazio:
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interferenza che scricchiola sotto il piede
pozza nera che non sa significare
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(che me ne faccio di queste ricerche
se mi evito a ogni incrocio)
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Giusi Montali è nata a Carpi nel 1986. Nel 2011 si laurea in Italianistica presso l’Università di Bologna con una tesi su Amelia Rosselli. Nel 2011 entra a far parte del collettivo ComPari che intende diffondere la poesia e promuovere iniziative culturali. Partecipa a diverse letture presso gallerie d’arte, librerie e locali. Ha organizzato assieme agli altri membri del collettivo ComPari una serie di incontri con giovani poeti contemporanei presso l’Università di Bologna. Ha scritto articoli per il blog di letteratura Blanc de ta nuque e per la rivista Poetiche. Attualmente sta svolgendo un Dottorato di Ricerca presso l’Università di Pavia in Filologia Moderna.