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Paul Celan a Ilana Shmueli: due poesie

Nel carteggio tra Paul Celan e Ilana Shmueli, la poesia 19, datata 20 gennaio 1970, accompagna la lettera spedita da Paul a Ilana il 22 gennaio 1970. Ilana si trova in quei giorni a Ginevra.

 

Gedicht 19

Längst
hat uns das Fremde im Netz,
die Vergänglichkeit keimt
ratlos durch uns hindurch,

zähl meinen Puls, auch ihn,
in dich hinein,

dann kommen wir auf,
gegen dich, gegen mich,

etwas kleidet uns ein,
in Taghaut, in Nachthaut
fürs Spiel mit dem obersten
Ernst.

Poesia 19

Da lungo tempo
l’ignoto ci tiene nella rete,
la caducità ci germina dentro
ci pervade perplessa,

conta le mie pulsazioni, anche quelle,
dentro i tuoi battiti,

allora la spuntiamo
contro di te, contro di me

qualcosa ci riveste,
di pelle di giorno, di pelle di notte,
per la partita con la somma
serietà.

Paul Celan
20 gennaio 1970
(Traduzione di Anna Maria Curci)

 

La poesia 20 accompagna la lettera del 24 gennaio 1970 di Paul a Ilana. La data di composizione dei versi, che sono apparsi postumi nella raccolta Zeitgehöft (Dimora del tempo), è indicata dallo stesso Celan: 22 gennaio 1970. Ilana, amica dai tempi di Czernowitz, negli anni Sessanta risiede in Israele. I due si rivedono a Parigi nel 1965. Nell’autunno del 1969 Celan si reca in Israele. Nel dicembre dello stesso anno è Ilana a recarsi a Parigi, dove ora risiede Celan. Questa è l’ultima delle poesie composte durante il soggiorno di Ilana in Europa. Lo stesso Celan annuncia per telefono a Ilana l’invio dei versi. Nella notte tra il 19 e il 20 aprile 1970 Celan si toglie la vita nelle acque della Senna.

Gedicht 20

Umlichtet die Keime,
die ich in dir
erschwamm,
freigerudert
die Namen – sie
befahren die Engen,
ein Segensspruch, vorn,
ballt sich
zur wetterfühligen
Faust.

Poesia 20

Circondati di luce i semi
che in te
ho affogato nuotando,
liberati a colpi di remo
i nomi – essi
passano per le strettoie,
una benedizione, davanti,
si chiude
nel pugno
meteoropatico.

Paul Celan
22 gennaio 1970
(Traduzione di Anna Maria Curci)

Nell’originale in tedesco, i testi sono tratti da: Paul Celan – Ilana Shmueli, Briefwechsel, Suhrkamp, Frankfurt am Main 2004, pp. 83 e 87.

17 risposte a “Paul Celan a Ilana Shmueli: due poesie”

  1. Dolce e fantastica lettura. Non so se devo ringraziare
    di più Annamaria Curci ,Celan o…Ilana.
    Purtroppo poche poesie e troppo brevi,
    ma forse il fascino è tutto qui. ud

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  2. Grazie a voi. Letture, parole e attenzioni confortano chi affronta l’azzardo della traduzione. L’epistolario tra Paul Celan e Ilana Shmueli è stato tradotto in italiano nell’edizione curata da Jutta Leskien e Michele Ranchetti uscita per i tipi di Quodlibet già dieci anni fa con il titolo “Di’ che Gerusalemme è. Su Paul Celan: ottobre 1969 – aprile 1970”. Grazie al dono di un’amica e collega, sono venuta in possesso dell’edizione tedesca, a cura di Ilana Shmueli e Thomas Sparr (di Sparr è anche l’interessante postfazione), che si apre con lettere e poesie che risalgono già al 1967 – per l’esattezza al 27 giugno 1967, data in cui Ilana Shmueli riceve da Paul Celan la poesia “Denk dir”, che apre l’edizione in mio possesso, a pagina 7. Delle due poesie presentate qui, è la numero 20 che ho tradotto per prima e che ho pubblicato in rete per la Giornata della Memoria, il 27 gennaio 2010. Del vastissimo e sempre fecondo panorama delle traduzioni dà conto il I volumetto di “Memoranda”, pubblicato da Francesco Marotta su “La dimora del tempo sospeso”, qui: http://rebstein.files.wordpress.com/2012/09/memoranda-i-paul-celan2.pdf

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  3. circondati di luce.
    Celan fascina, calamita, ma nessuno dopo di lui riesce – per quanti versi scriva (e se ne scrivono parecchi) – a darci conto di quella luce e di quel buio.
    grazie Anna Maria

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  4. Proprio così, Viola, Le tue parole, per le quali ti sono grata, mi portano alla mente quelle con cui Nelly Sachs si rivolgeva a Paul Celan in una lettera: „Paul Celan, lieber Paul Celan, gesegnet von Bach und Hölderlin, gesegnet von den Chassiden”, “Paul Celan, caro Paul Celan, benedetto da Bach e Hölderlin, benedetto dai chassidim”.

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      • Il tuo rimando mi affascina, Nat, perché le associazioni sensoriali tra il componimento di Celan e il verso finale della poesia “Alla mia nazione” sono numerose, a partire da ” i semi che in te ho affogato nuotando” per concludersi nell’immagine della benedizione chiusa “nel pugno meteoropatico”.

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        • è esatto, Anna Maria, sono rimandi che non so spiegare in modo “oggettivo”, o quantomeno “razionale”, ma sento che vi sono nella misura in cui emergono in me che leggo, e probabilmente risalgono a quanto di fascinoso ci sia nei mezzi e nessi espressivi propri alla poesia (che la poesia mette in moto).

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        • vedi? mi rigira ancora in testa questo “circondati di luce” e danza vorticosamente con “sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo”, ronzano insieme e generano un altro nesso, sgorgano altri versi. Te li lascio, so che li ami e so che si intrecceranno ai tuoi pensieri:
          “Lascia alla parola l’aura / incantata delle origini, / il lume che le compete per nascita e destino, / il fondo oscuro / matrice d’ogni luce”
          F. Marotta

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  5. Nel carteggio tra Paul Celan e Ilana Shmueli, la poesia 19, datata 20 gennaio 1970, accompagna la lettera spedita da Paul a Ilana il 22 gennaio 1970. Ilana si trova in quei giorni a Ginevra.

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  6. Ecco, Gianni, la meraviglia risiede nella capacità che ha la poesia di Celan di mobilitare e attivare nessi prodigiosi. Le parole di Natàlia ne sono una dimostrazione chiarissima, inequivocabile: i nessi viaggiano e costruiscono ponti, si immergono senza paura, ma anche senza alcun barlume di incoscienza, nell’abisso e riemergono, riscoprendone l’originale essenza, alla luce, riportando in superficie i fili che uniscono parole a parole. Nel caso dei versi di Francesco Marotta (grazie, Nat!), che da circa tre decenni ci ha fatto dono e ci fa dono di alcune delle più belle traduzioni di Paul Celan, i fili sono ai miei occhi particolarmente preziosi. Il passaggio dalla conversazione con Francesco Marotta su singoli passi delle sue traduzioni alla traduzione dei suoi versi (come nel caso della poesia “Il taglio e l’ombra”), nella lingua della scrittura di Celan, il tedesco, è stato per me stato spontaneo; “sgorgano altri versi”, scrive Natàlia Castaldi: sì, è proprio ciò che, ogni volta con rinnovato stupore, accade.

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