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Solo 1500 n. 61 – I viaggiatori, i passeggeri e gli stanziali

Solo 1500 n. 61 – I viaggiatori, i passeggeri e gli stanziali

Qualche giorno fa, a pranzo, un caro amico mi raccontava del suo viaggio in Turchia. Viaggio abbastanza lungo che gli ha permesso di girare parecchio e, soprattutto, di conoscere persone del posto, chiacchierare, viaggiare sul serio insomma. Mi ha fatto notare che, durante una sosta di due/tre giorni al mare, ha incontrato diversi italiani che, rintanati al riparo di  una mini Turchia riprodotta in scala, avevano “paura” di domandare ai locali anche il minimo indispensabile. Questo imbarazzo che si prova verso ciò che non si conosce è tipico degli italiani, anche da parte (purtroppo) di persone relativamente giovani. Mentre la nostra julienne di pollo, con colpevolissimo ritardo, non arrivava a me è venuta in mente mia madre. Mi chiede di comprarle il biglietto del treno per ritornare a Napoli, le dico che proverò a comprarlo con Italo che in questo periodo costa meno del Frecciarossa ma lei si trincera dietro un no, vuole Trenitalia. Perché quest’altro non lo ha mai preso, come saranno le carrozze, ci saranno i bagni per ogni carrozza, qualcuno le ha detto che le poltrone sono strette. No, no, no. Manco le avessi detto di andare a piedi. Mi ha fatto venire in mente quando furono i primi tempi di Mediaset, che lei – ostinatamente – diceva che non avrebbe mai tradito la Rai (e, col senno di poi,  ha avuto un po’ di ragione). Ognuno teme il diverso, a modo suo, chi ha paura di mangiare sushi e chi ha paura di stringere una mano.  Però se vai in Turchia o in Messico e non ti sposti dal tuo ombrellone, non impari (e scambi) qualche parola in quelle lingue, non sei mai partito e, forse, a noi conviene che tu non torni.

Gianni Montieri

4 risposte a “Solo 1500 n. 61 – I viaggiatori, i passeggeri e gli stanziali”

  1. ahahahah! che finale velenoso… Il fenomeno da te descritto io lo chiamo “provincialismo”, salvo che per persone come tua madre, di un’altra generazione, per cui il discorso è più complesso, magari fatto di possibilità mai avute, di muoversi e sperimentare la diversità. Gli italiani sono provinciali, molti ancora lo sono, anche in casa nostra quando veniamo a contatto con stranieri, “vitelloni” nel dna, forever…

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  2. C’è un altro aspetto non meno provinciale degli italiani:
    molti nostri connazionali preferiscono, forse per essere
    à la page, di andare alle Maldive, in Cina, ecc. mentre
    molti di loro non hanno mai visto,per esempio,
    Roma, Napoli e Firenze, le tre città simbolo di bellezza
    e arte. Questo costume odioso e tipicamente italiano
    mi da’ fastidio, anche se riconosco che come dice
    ginocostanzo, è bene sperimentare le diversità:
    andare in giro per il mondo. Anch’io ho visto
    buona parte dell’Europa, ma prima ho preferito
    visitare gran parte del mio paese.ud

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