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Solo 1500 n. 35 – Marta portami via

Solo 1500 n. 35 – Marta portami via

Si chiamava Ciro Sebastianelli, napoletano, cantante. Alcuni brani trash, a cavallo tra gli anni settanta/ottanta. Canzoni in italiano che a volte sfociavano nel dialetto, “Je nu c’ha facc’ chiù lassame perder’”. Mi è tornato in mente settimana scorsa, mentre su Facebook impazzavano gli status sui commenti al Festival di Sanremo. Sono andato a cercare su Youtube la sua canzone più famosa: Marta, Marta. Sanremo, 1980. Ricordo un episodio legato a quel festival: mia madre (non avevamo ancora il Tv Color, l’avremmo comprato per i mondiali del 1982) chiedeva alla sua amica Dina di che colore fosse la giacca indossata la sera prima da Sebastianelli. Dina rispose: Color ciliegia. Meraviglia. Cioè, non solo il fatto che lui avesse una giacca di quel  colore ma che la gente si telefonasse per raccontarselo. Io avevo nove anni e le canzoni le imparavo a memoria, belle o brutte che fossero. “Marta” è una pietra miliare del Pop Trash degli anni ottanta. L’attacco fa: “Marta, portami via dalla libertà, che non è sempre poesia”. Secondo me qui ci troviamo davanti a qualcosa di grandioso, mica una roba banale. “dalle stelle di stagnola, dalle lenzuola di carta vetrata”. qui è racchiuso tutto il meglio, tutto ciò che bigazzi-tozzi sublimarono nel famoso “guerriero di carta igienica”. Per arrivare alla vera chicca “Marta legami agli occhi, uno sguardo chiaro sui miei vizi barocchi”. Solo lo sguardo chiaro dell’amata può liberare l’uomo dai propri vizi? Secchiate di carnevali veneziani, libertini del seicento, dame con profonde scollature. Fantastico e perduto. Sebastianelli è morto nel 2009, forse ne ho scritto per questo. O per mia madre e la sua amica. Forse per lui e perché Marta la sapevo a memoria.

Gianni Montieri

il video

15 risposte a “Solo 1500 n. 35 – Marta portami via”

  1. C’è un po’ di Sanremo della vita di tutti: di quelli che lo guardano (ma non lo dicono), di quelli che dicono di guardarlo (ma non lo ascoltano), di quelli che dicono di non guardarlo (e per quell’anno è vero), di quelli: “che noia sanremo!” perchè (beati loro) hanno di meglio da fare (e per qualche tempo sarà vero). Quest’anno Sanremo è riuscito nell’impresa di divertirmi, rilassarmi e persino cullarmi verso il sonno, gli ho voluto bene, anche perchè, sebbene resti poco nella mia memoria, accompagna la mia vita (da italiana come tanti) da tanti e tanti anni. Mai poi come quest’anno ho apprezzato le canzoni (ci sono stati anni penosi da questo punto di vista) e ne ho percepito tuttavia chiarissima la differenza dalla poesia.

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  2. Sono sincero: da molti anni non guardo Sanremo e spettacoli simili, non per snobismo
    ma perchè amo troppo la musica classica, l’unica che mi fa vedere il paradiso. Tornando a
    Sebastianelli, è vero quello che dice Montieri: ci sono alcuni testi di canzoni che sono
    vere e proprie poesie, mentre ci sono delle poesie, beh, non saprei come definirle. Comunque io credo che ciò che a uno piace, in quel momento che ascolta viene rapito
    da quel magico attimo di musica-poesia. ud

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  3. grazie a chi è intervenuto fin qui.

    Diciamo che, più che Sanremo, c’entrano i ricordi, alcuni incastri, molta ironia. Ci sarebbe da scrivere un libro sui testi della maggior parte della musica pop italiana degli anni ottanta. A margine un piccola riflessione sui molti – molto famosi per poco – e poi “spariti”.
    Ad esempio, cercando in questi giorni, informazioni su Sebastianelli ho scoperto che poco prima della sua morte stava occupandosi di uno spettacolo teatrale con le canzoni di Roberto Murolo, forse la cosa più bella, musicalmente, da lui tentata ma naturalmente non ne avremmo avuto notizia, Marta invece resta nel bene e nel male.

    La poesia non c’entra nulla, scherzavo

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  4. per carità Gianni un altro libro dopo quello agiografico su Bigazzi???? dall’ironia passeremmo alla farsa ;)

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  5. “C’è un po’ di Sanremo della vita di tutti”.
    Chi più, chi meno. Ho ascoltato una sola canzone, su Youtube, per curiosità. È di una cantante che amo e che seguo da anni, volevo proprio vedere se e come fosse riuscita a non uniformarsi. Non ci è riuscita, non abbastanza.
    Non sopporto la musica “da Sanremo”, pur se ormai gente che canta male in giro non ce n’è più, il livello tecnico è migliorato anche nella musica leggera, le major hanno imposto una standardizzazione come per i latticini: igienicamente corretti, ma tutti uguali.
    Poche sono le canzoni che ricordo con piacere uscite da Sanremo. Quelle belle sarebbero state belle indipendentemente da ciò. E non sono disposto a passare intere serate per scovarne una (forse) in mezzo ad altre trenta, frammista a pubblicità, pippibaudi fiorelli mikebongiorni. Di sicuro non sarà Sanremo che potrà convincermi a comprare il televisore.

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  6. Non riporto il testo completo perché l’avrebbe di certo fatto l’autore del post se avesse ritenuto consono l’inserimento, ma voglio dire che nel leggerlo ho trovato immagini molto originali, niente di scontato: c’è un vero “io poetico”, che si presenta appunto come un uomo soffocato dalla poesia (accostata alla solitudine, alla eccessiva tenerezza, al vivere di pensiero e non di azione) in cerca della salvezza tramite l’amore. La voce dell’interprete, poi, è bella e poco scontata. Insomma, grazie dell’amarcord, ho molto apprezzato :)

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