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Solo 1500 n. 34 – Libreria, libreria per piccina che tu sia

Solo 1500 n. 34 – Libreria, libreria per piccina che tu sia

“Buonasera, molto lieto: Gianni Montieri. Volevo chiedere la vostra disponibilità per una presentazione di un romanzo. Sì, certo che ci conosciamo. Solitamente mi occupo di poesia…certo, avete anche il mio libro in vendita…dove? Lì su quello scaffale laggiù” “Ah, certo Montieri, sì, sì mi ricordo, sei stato qui no? Quella volta lì con…e quell’altra volta con…giusto? Dunque fammi dare un’occhiata per le date…ah, dimenticavo, meglio dirlo subito. Sai com’è?” “Cosa, mi scusi?” “Niente di particolare, è che da un po’ di tempo stiamo chiedendo un piccolo contributo, perché è diventato faticoso con le presentazioni: metti le sedie, togli le sedie, poi la gente non viene, poi i libri non si vendono mai, ti giuro mai.” “Capisco. E quanto state chiedendo di contributo?” “Chiediamo cento euro. Un momento, questo agli estranei, tu sei un poeta, ti conosciamo, potremmo fare settanta ma anche cinquanta, mi sembra un buon prezzo no?” “Guardi che però, stiamo parlando del romanzo di un grande scrittore e caro amico, la gente viene di sicuro, le copie si venderanno: garantito.“ “Ti credo, però si dice sempre quel che si spera, poi si sa la gente non si muove da casa, metti che nevica.” “Metti un terremoto…” “Fai lo spiritoso?” “Ci mancherebbe, facevo un esempio, posso farle una domanda?” “Naturalmente, fai pure.” “Mi chiedevo: se non conviene, se i libri non si vendono, se pure togliere e mettere le sedie diventa faticoso, se piove, nevica o altri disastri: né ma vuje sti presentazion’ che facite ‘a ‘ffà? Devo tradurre?” “Ciao Montieri, adesso devo chiudere, ci sentiamo in un altro momento” “Certo, arrivederci.”

Gianni Montieri

38 risposte a “Solo 1500 n. 34 – Libreria, libreria per piccina che tu sia”

  1. Sono un libraio. Indipendente. Libreria medio-piccola in periferia a Roma. Faccio molte presentazioni e incontri con gli scrittori e non ho mai chiesto soldi a nessuno. Mi permetto di intervenire perchè dal vostro punto di osservazione non potete avere una chiara idea di che cosa siano gli scrittori della domenica, o scrittori dilettanti o sedicenti scrittori eccetera. Senza che si offenda nessuno.
    Nove su dieci, anche quando gli hai già detto che ospiterai la presentazione del loro libro senza chiedere soldi, cadono dalle nuvole quando prima, per risparmiargli una delusione dopo, gli dici che il pubblico devono portarselo loro perchè nessuno di quelli che vengono quando ospiti Ascanio Celestini, Erri De Luca, Camilleri eccetera verrebbe a sentirli. Prima però ti hanno portato il loro libro, pretendendo che sia esposto di copertina al posto dei bestseller che ti permettono di pagare l’affitto, quando non addirittura messo in vetrina. Quando gli dici che bastano un paio di copie in deposito loro provano a rifilartene una ventina, “perchè se lei lo espone la gente si incuriosisce e lo compra”. Come se servissero le loro lezioni a uno che con i libri ci deve campare. Nove volte su dieci va così.
    Se li lasci fare ti riempiono la libreria di libri che nessuno comprerà mai. E’ un caso se le grandi librerie questo tira e molla hanno deciso di risparmiarselo da molto tempo ormai? E perchè poi ci sono scrittori dilettanti o della domenica eccetera che restano delusi dopo le copie invendute nonostante i 300 euro dati alla libreria fighetta del centro (quella che quando chiude tutti piangono) per presentare un libro che non interessa a nessuno?
    Ma quelli che scrivono i libri che nessuno legge o animano i blog in cui si fa un gran parlare dei libri che nessuno legge la frequentano una libreria? I libri li comprano? Hanno per amici dei librai? Ci parlano?

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    • grazie Tinea, sono perfettamente d’accordo con quello che scrive. La sua è una riflessione giusta e seria, a Milano (dove vivo) ci sono molte piccole librerie che lavorano nella stessa maniera indicata da lei. Per contrasto, però, c’è qualcuno che si improvvisa libraio nella stessa maniera in cui molti si improvvisano scrittori o poeti. Altri, invece, secondo me hanno perso un po’ il senso della realtà, inventando delle spiegazioni surreali per accettare di fare o meno una presentazione. Il mio piccolo articolo sintetizza, in maniera ironica, atteggiamenti non di un libraio ma di alcuni.
      Rispondo infine al suo ultimo punto: ho alcuni amici librai, leggo molto e molto i libri che nessuno espone, sì parlo con i librai, con gli scrittori ma soprattutto tento di parlare col resto della gente.
      La ringrazio per il suo intervento, saluti

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  2. è un mondo difficile, e i piccoli librai sopravviveranno esclusivamente se i libri li leggono, e non solo i best sellers. il che non significa promuovere teomondo scrofolo, eh (quello va nelle catene e paga). significa avere un’idea di quello che si sta facendo. conoscere i nomi se non altro.

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  3. Buongiorno, io lavoro nell’ufficio stampa di una piccola realtà editoriale che si occupa di narrativa di autori che, a detta dei librai, non vuole nessuno e non gli fanno pagare l’affitto, ovvero autori emergenti! Questo articolo rispecchia ciò che succede, ormai da un po’, in tutta Italia e, ahimè, devo constatare che è un fenomeno diffuso soprattutto tra le librerie indipendenti, perché a noi, casa editrice, nessuna libreria di catena ha mai chiesto un solo centesimo per le presentazioni. Neanche quelle “fighette” in centro. Ora, io mi chiedo e chiedo ai librai: il filtro lo dovete fare voi: se si presenta da voi l’autore direttamente, con le sue belle copie sottobraccio, perché non gli dite di no, invece di sparargli i vostri preventivi di 150, 100, 70, 50 euro ? È palese che si tratta di un autore che non ha dietro una casa editrice che sia veramente interessata a far circolare e VENDERE quel libro perché ci ha rischiato, investendo, i suoi soldi. Perché il “bel” discorsetto (ahimè molto reale) descritto da Gianni Montieri lo fate anche alle case editrici e ai loro uffici stampa? È chiaro che l’autore che si presenta direttamente da voi insegue solo l’appagamento del suo ego, non è addentro al sistema (purtroppo “marcio”) della filiera distributiva e promozionale dei libri e, pertanto, avrà pretese assurde…Ma le case editrici piccole e medie che voi librai chiudete fuori dalla porta della vostra libreria, no: loro sanno bene la fatica, l’impegno e le risorse che si devono mettere in atto per organizzare una presentazione che non è una cosa semplice nè, diciamolo, remunerativa, per l’editore, eppure, molto spesso, si trovano difronte solo a del puro ostruzionismo da parte dei librai! E se anche alle presentazioni non ci viene nessuno, voi che avete rischiato? Il tempo per aprire 30 sedie (al massimo)? I libri li avete in conto deposito, quindi non li pagate prima ma solo se si vendono, e allora mi chiedo: dove sta il vostro problema? Il libraio è sfiduciato, certo, lo capisco, ma il filtro siete voi. Se volete solo i grandi nomi…be’ basta saperlo! Non mi meraviglia, perciò, che molte librerie chiudano…
    Annalisa

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  4. gentile signor Tinea se è una cosa che abbiamo ben chiara qui è proprio la categoria degli scrittori della domenica che vogliono esserlo per un’intera settimana. detto questo trovo la discussione che si sta sviluppando molto interessante perché segna proprio lo stato attuale della “percezione” del libro tra autori, librai e lettori/pubblico.

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  5. Aggiungo al ragionamento un’altra cosa: si chiedano i librai, ma domandiamocelo tutti, perché sempre più spesso si sceglie di fare reading o di presentare un libro in posti che non siano librerie. Si va nei bar, nei circoli, in piccoli teatri, gallerie d’arte, negli appartamenti…

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  6. Annalisa

    Con le case editrici medio-piccole noi abbiamo a che fare. Quelle che hanno un bel catalogo sono le benvenute. E visto che sono sempre di più le case editrici che vengono espulse dal circuito della distribuzione spesso sono le case editrici a venirci a cercare. Ho ottimi rapporti con un buon numero di case editrici medio-piccole, rapporti diretti che danno vantaggi a noi e a loro. Loro hanno visibilità sugli scaffali e attenzione dai librai e io ottengo un po’ di sconto in più sulla singola copia. Anche in questo caso, così come ci sono scrittori e scrittori e librai e librai, va detto che ci sono tanti tipi di editori.
    Il libraio cosa rischia prendendo i libri di una casa editrice piuttosto che quelli di un’altra? Nulla. E’ una scelta che spetta a lui visto che da questa come da altre scelte dipende l’andamento della sua libreria. Ciascun libraio, con i libri che consiglia e con quelli che espone, caratterizza il suo negozio. Così come ciascun editore decide di pubblicare o non pubblicare questo o quell’autore. Sono scelte. Scelte che devono passare la prova di chi frequenta la libreria e i libri li deve comprare.
    Ripeto che per gli scrittori esordienti, della domenica, sedicenti eccetera la porta almeno da noi è aperta. Se facessi il filtro che secondo te dovrei fare non solo sbaglierei perchè magari perderei la possibilità di scovare dopo 99 libri brutti anche un libro bello, ma alimenterei quel mercimonio fatto di presentazioni a pagamento, recensioni a gettone e cataloghi pieni di raccomandati. A me quella roba non piace, ma non mi piacciono neanche le arie che si danno gli autori che nessuno vuole. Anche se gli apro la porta. Gratis.
    Penso che la categoria “grandi nomi” a proposito degli scrittori racchiuda un sacco di cose diverse. Io non ospito gli autori in base a quanto vendono. Andrea Camilleri, Enrico Vaime, Erri De Luca, Carlo Massarini e tutti gli altri “famosi” che sono passati da noi sono personaggi che vale la pena conoscere. Così come vale la pena conoscere autori che non sono famosi e magari non lo diventeranno mai. Marco Malvaldi, Amara Lakhous, Fabio Bartolomei e molti altri non dicono quasi nulla al pubblico che corre dietro ai grandi nomi. Ma vale la pena conoscere anche loro.
    Le librerie chiudono per ben altri motivi. Se volete ne parliamo.

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  7. Gianni Montieri

    Non c’è mica nulla di male a fare una presentazione di un libro in un bar o in una galleria d’arte. Il perchè questo accade dipende da tanti motivi.
    L’essere di moda questo o quel wine-bar, la programmazione di un locale da riempire con un evento a costo zero, la possibilità per tutti gli esercenti di vendere ovunque i libri, gallerie d’arte sempre meno frequentate da acquirenti.
    E poi c’è che in Italia sono tantissimi quelli che chiamiamo gli scrittori della domenica. Ma tanti proprio. Hanno tutti qualcosa nel cassetto. Avvocati che presentano il loro romanzo nel circolo del tennis che frequentano, professoresse che fanno leggere ai loro alunni il loro libro di memorie eccetera.

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    • Sì Tinea, è la terza o quarta volta che da stamattina parla di “scrittori della domenica” e non è il caso a cui l’articolo si riferisce, così come lei non mi pare un “libraio della domenica”.
      Non penso che ci sia nulla di male nel fare presentazioni da altre parti, un mio amico scrittore di Roma, propose di fare un reading in un campo rom, non se ne fece nulla ma sarebbe stato bello. Però il senso dell’articolo è che se una libreria arriva a chiedere soldi per la presentazione di un libro, la cosa diventa come affittare una sala per festeggiare una cresima. A me fa tristezza.

      Se poi avesse voglia di raccontarci quali siano i motivi di chiusura delle librerie ne saremmo lieti

      grazie

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  8. Gianni, a quanto pare il mondo è cambiato anche in questo: una volta c’erano i mecenati degli artisti, ora ci sono gli artisti che si auto-mecenatano a fatica. Ma a me una domanda sorge spontanea: se gli artisti non hanno mai avuto soldi, e se ora anche i mecenati non hanno più soldi, DOVE XE I SCHEI?!

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  9. eh già, aprire e chiudere ‘na trentina di sedie è faticoso assai! :-)
    detto questo, sacrosanto che una libreria si sgelga gli autori che preferisce, e gli autori le librerie che li rappresentano, ma il rimborso spese per l’impilamento sedie fa sorridere…se si è di buon umore.

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  10. mi ripeto: credo che sia un problema di competenza.
    ci sono librai che conoscono il panorama editoriale, gli autori, nomi pesanti che non sono nelle classifiche ma godono di ottima critica e uno zoccolo duro di pubblico, e altri librai che si limitano a leggere i bollettini delle majors.
    i primi hanno qualche speranza di sopravvivere, puntando anche sulla diffusione delle piccole case editrici. ma devono investire (non soldi, fatica) in conoscenza, per offrire ai clienti la consulenza seria che una volta era parte del mestiere e ora sta sparendo.
    i secondi non hanno futuro, schiacciati dalle grandi catene e da internet.
    nei casi specifici, probabilmente si trattava di librai del secondo tipo.
    una prece.

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  11. sogno reading sotto i ponti.
    a roma ce ne sono di bellissimi, con splendide acustiche.
    sotto il ponte dell’isola tiberina, adolescente, rimanevo incantata dal suono di un sax che si prendeva la città.
    altri mondi ce li possiamo prendere, senzaneanche il bisogno di sedie, che sedersi al suolo è bello.
    [sogni in riva a un fiume]

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  12. Ciao Gianni, bel 1500, come sempre.
    Io personalmente comprendo il libraio, per le ragioni che seguono: in Italia si pubblicano poco meno di duecento titoli nuovi al giorno domenica inclusa, cioè circa 73mila nuovi titoli all’anno il 60% dei quali non venderà nemmeno una copia. In un mercato sano, in una situazione del genere l’anno dopo al massimo al massimo troveresti 35mila nuovi titoli, e invece da noi non succede perchè gli editori hanno intanto imparato a scaricare il rischio d’impresa sulle spalle degli autori, chiedendogli di finanziare la propria opera, e sul resto della filiera ( la distribuzione).
    Tradotto beceramente vuol dire che l’editore sempre più spesso pensa sticazzi se il suo libro fa schifo, io mi faccio pagare costo dell’edizione e manodopera e se vende qualcosa meglio ancora, intanto io mi concentro solo sui miei cavalli di razza.
    In questo meccanismo, in cui tutti spostano a valle il costo e provano a tenersi il ricavo, l’unico che non può passare la palla è l’autore esordiente o emergente, al quale a questo punto si chiede di tutto, anche per l’appunto di pagare le sedie extra.

    Si può riavvolgere il nastro?

    Si se l’editore piccolo qualifica l’offerta smettendo di pubblicare tutti ma proprio tutti quelli che bussano alla sua porta e crea un network che parli alle librerie medio/piccole attraverso una distribuzione capillare.
    Si se il libraio capisce che se non è mondadori la sua risorsa migliore è la piccola editoria e anzicchè accontentarsi delle briciole che sfuggono al piatto delle multistore, decide di investire sulle piccole firme potendo contare sulla qualità del prodotto.
    Si se smettono di passare il grande fratello.

    I tuoi 1500 Gianni, che grande invenzione. No discutevo di cose così da tempo, grazie ancora.

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  13. Gianni Montieri

    Possiamo sapere chi era lo scrittore a cui il libraio voleva chiedere soldi per ospitare la sua presentazione?

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    • Marcel Proust o Balzac …forse…

      mi pare che la questione non sia chi fosse lo scrittore, perché il libraio (ma ricordo che il racconto mette insieme due conversazioni diverse) ha chiesto soldi prima che io facessi nomi.

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  14. Qualcuno qui conosce un certo Volo Fabio? Sapete, vorrei organizzare una presentazione di un suo romanzo … oh, ma è in gamba, eh! Il ragazzo ha talento e si farà …
    … e ci farà ( due c…)

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  15. tinea.

    di certo non uno scrittore della domenica, né uno che paga per pubblicare.
    anzi.
    ma credo che per il suo collega la questione fosse totalmente marginale. a lui non interessava proprio.

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  16. Io sono con Vale (fu_stalker). Reading sotto i ponti o nei retri delle fabbriche. Se i caffé entrano dentro le librerie, se ci entrano concerti, mostre e corsi di cucina, a logica i libri devono uscirne. Con o senza sax.
    Detto ciò, troppi librai-imprenditori, questo è il punto. E la schifezz è che ci sono anche molti scrittori-imprenditori, e altrettanti editori che dei libri vedono solo il talloncino del prezzo in copertina. Ad ogni modo, finché ci sono “scrittori” che pagano migliaia di euro per essere pubblicati, che i librai si facciano pagare per presentarne altri non mi stupisce molto. Storie italiane. Che fan tristezza.

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  17. sono una libraia anch’io e la questione degli autori “porta a porta” spesso mi tiene sveglia la notte.
    ne esistono di vari tipi, ma parlerò di quelli che non hanno pagato per pubblicare con i quali mi fermo sempre a parlare. se l’autore non ha pagato vuol dire che c’è un editore che ha creduto in lui, e questo è sempre un buon segno… a volte decido di presentare il libro dell’autore sconosciuto. a volte. perchè sono talmente tanti quelli che lo chiedono (via facebook, via mail , al telefono, via fax, per lettera, di persona…) che non riuscirei a star dietro a tutti. prima di presentare il libro lo leggo e poi faccio la mia scelta. ovvimente non chiedo soldi. quando scelgo di presentare un libro di un autore sconosciuto faccio una scommessa grossa, e un investimento ancora più grosso. quando si occupa un pomeriggio per una presentazione non è detto che alla fine i libri vengano acquistati. è raro. la libreria è bloccata per diverse ore, anche prima dell’incontro. e non s’incassa perchè gli scaffali sono bloccati dalle sedie. se viene un cliente al banco io non posso servirlo perchè gli scaffali sono inaccessibili. spesso presento io i libri e quindi devo chiedere la collaborazione di qualcuno che mi stia al banco. e devo pagarlo. e sono altri soldi che investo…
    e la libreria non è bloccata solo per quel pomeriggio. se faccio una presentazione investo il mio tempo nei giorni precedenti per comunicarla ai clienti: mail, locandine (soldi…), raccolta di articoli e rassegna stampa che raramente (quasi mai) ci viene fornita dall’editore. i piccoli editori non hanno uffici stampa, devo pensarci io. se deciso di investire il mio tempo e i miei soldi in un autore, lo faccio come si deve. e solo se ci credo davvero. chiedere soldi per una presentazione è grave. come è altrettanto grave chiedere soldi a un autore per pubblicare. non sto affittando un locale. si può dire di no.
    ma quando si dice sì, ci vuole del coraggio.

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    • buongiorno FG, la ringrazio per il suo commento, a me basta questo: “prima di presentare il libro lo leggo e poi faccio la mia scelta”
      ecco mi piacerebbe che fosse questo il parametro, sempre

      grazie

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  18. …modestamente penso che se tutti gli scrittori della famosa “domenica” si prendessero un anno sabbatico e comprassero per leggere,chennesò,una decina di libri già editi,aiuterebbero molto sia i librai sia gli editori sia gli scrittori che hanno qualcosa da dire.con buona pace del Montieri e del suo “amico” libraio…

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    • Caro Mastroleo con buona pace sua, chiunque lei sia,qui non si sta parlando di scrittori della domenica, tanto per cominciare, proprio per niente. Sono invece d’accordo con lei sulla questione di leggere almeno una decina di libri all’anno, che lo facessero gli scrittori, della domenica e non, i librai, gli editori, lo facessero davvero. Lo dico convinto dal fatto che tra narrativa, poesia, saggistica, non leggo mai meno di 80/90 libri l’anno. Con buona pace un po’ di chiunque. Grazie

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