Francesca Del Moro – Inediti

 

Aspettando Caterina

dal computer alla finestra
al bagno al computer
al corridoio alla finestra
al computer alla porta di ingresso
io con gli occhi enormi
come cuori rossi come cuori
pulsanti sangue come cuori
in senso anatomico s’intende
non in senso sentimentale metaforico
nel senso dell’organo asimmetrico
gonfio rosso con le vene violacee
io col corpo tutto un pianto
io tutta lacrime e lacrime
e troppo sangue nel momento sbagliato
il ventre come una pompa
io che mi sciolgo nel sangue in basso
e in alto gli occhi come sangue sono rossi
e grossi come cuori
dal computer alla finestra
al bagno al corridoio
al computer alla porta di ingresso
un percorso difficile
io tutta così precariamente tenuta insieme
mi sciolgo nelle lacrime e nel sangue
senza capire bene come funzionano
le une e l’altro da dove vengono
da dove le une e da dove l’altro
le lacrime in alto il sangue in basso
occhi e ventre ugualmente
colanti gocciolanti trasudanti
pesanti doloranti ingombranti
solo occhi e ventre attivi percepiti
il resto difficile da tenere insieme
dal computer alla finestra
al computer al bagno
così tanto sangue non l’ho mai visto
e al momento sbagliato
così tante lacrime non le ho mai sentite
sul viso sul collo sul petto sulle mani
così enormi i miei occhi non sono mai stati
grossi e rosso sangue come cuori
battono ormai pulsano come cuori
in senso anatomico s’intende
non in senso sentimentale metaforico
in senso anatomico tanto mi costa
tenere insieme il mio corpo in senso anatomico
dal computer alla porta d’ingresso
alla finestra al bagno
alla macchinetta del caffè sarebbe bello
bere una tazza di caffè ora ma infilare la cialda
è troppo difficile adesso con le mani
che si sciolgono in lacrime colano sangue
non afferrano al massimo picchiettano
i tasti del computer devo lavorare
comunque ho da fare comunque
me lo farai tu il caffè quando vieni
ancora un’ora io mi tengo insieme
ti aspetto

*

Aborto

Il dubbio l’attesa
l’angoscia la paura
la speranza il diniego
la scoperta lo stupore
la paura le parole
le parole le lacrime
le grida il dubbio
l’analisi i pro e i contro
la previsione il confronto
il rovello le parole
la decisione le lacrime
il rimpianto le visite
la prenotazione il rimorso
l’angoscia la paura
il dubbio l’attesa.

Tutto questo
in un attimo
è sparito
nei loro occhi
pieni di disprezzo
e il cestino del pattume
in mezzo alle gambe
ha fatto il resto.

*

I riti

I riti i riti
sono così importanti.

Urli a tuo figlio
perché venga a tavola
e lui trova mille scuse
e tu resti da sola
a stringere la tovaglia
e a mangiare lentamente
per farti raggiungere.

I riti i riti
sono quello che conta.

La parvenza di un senso,
un’idea di condivisione,
una tangibile appartenenza.

Porta a letto tuo marito
e interpreta ancora
l’imitazione del trasporto.
Il tuo sesso sarà ancora
oggetto di attenzione
e ti ritroverai tutta umida
e illusa d’essere viva.

I riti i riti danno poi il meglio
nelle festività quando il cibo
ti stordisce e la tavola è lunga
e piena e intorno c’è tutto
un albero genealogico e tu
non sei che un ramo ma sfoggi
con orgoglio i tuoi figli come foglie.
Hai prodotto, hai generato,
conservi, mantieni,
hai un significato.

Un significato di pianta
che ingiallisce con onore.

Ah perché i riti i riti
ti tengono al tuo posto
ancorata nella società
come fossero
radici.

*
Avvento (ninna nanna di Hiroshima)

Little boy, little boy,
fai la nanna
nel ventre di tua madre.

Ad accoglierti
non ci sarà
un qualunque letto d’ospedale
ma avrai tutto un cielo
fermo e immacolato
come un lenzuolo smisurato.

Presto lei
aprirà le gambe
senza fatica o sofferenza
e tu cadrai.

E sarà un altro Natale
e non ti basterà
una stella cometa
ad annunciarti
ma un lago di luce enorme
che salirà ingigantendo
ad abbracciare il sole.

E in un momento
i palazzi
si genufletteranno
fino a terra
e file di alberi
si inchineranno
come fosse vento.

In trentamila brilleranno
della tua luce come stelle
e agli altri il tuo spirito santo
deporrà stimmate sulla pelle.

E ovunque ci sarà
un deserto calmo
e una nuova terra
che darà fiori e frutti nuovi
e una nuova umanità
che avrà orrore della guerra
e che non dimenticherà.

***

Francesca Del Moro è scrittrice, traduttrice, editor e performer. È nata a Livorno nel 1971 e vive a Bologna, dove nel 2004 ha conseguito il dottorato in Scienza della Traduzione. Tra il 2005 e il 2009 ha pubblicato tre raccolte di poesia: Fuori Tempo, Non a sua immagine e Quella che resta, tutte edite da Giraldi, Bologna. Nel 2010 l’editore Le Càriti di Firenze ha pubblicato la sua traduzione isometrica de Les Fleurs du Mal di Baudelaire. Nel 2011 ha partecipato alla collettiva “Scorporo”, a cura di Adriana M. Soldini, con sei videopoesie, incluse nel catalogo della mostra in versione bilingue italiano-inglese. Dal 2007 collabora con le associazioni Arts Factory e Via de’ Poeti di Bologna, curando l’organizzazione di eventi dedicati alla poesia e all’arte. Dal 1 gennaio 2012 cura la rubrica “Poemata. Versi contemporanei” della rivista bimestrale ILLUSTRATI, edita da Logos, Modena. Le sue poesie e traduzioni di poesie sono apparse su vari libri e riviste. Scrive in italiano, inglese e francese.

6 risposte a “Francesca Del Moro – Inediti”

  1. quasi venti, anni di differenza, la finestra da cui vedo i riti ripetersi e accanirsi. Letteralmente un cane alle calcagna che s’industria a morderti la vita e tu intestardita a trovare una linea che giri intorno a tutti i raggi della ruota e del pavone, che formuli la parola lieve e quella più densa, il pane e il bicchiere,la parola acqua e la parola fuoco e le metta insieme dentro una bocca che risponda, invece di tanti, troppi e assurdi questionari buoni solo per abortire un io di troppo. E taglia, le curve del tragitto, ma la strada s’incurva s’inerpica s’incarna su lunghe lunghissime gambe, quelle di chi vorrebbe salire,guarire uscire dall’inferno, vivere insomma.La testa?La testa mozzata,la testa rosicata,la testa scoperchiata e il ponte brulicante, espedienti per traghettarci oltre, per fare di tutto il vuoto un tempo che ci resti.
    Grazie per la presentazione. ferni

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  2. Grazie per avermi inserita in questo interessante spazio, che esplorerò al più presto. Grazie anche per i gentili commenti. Molto bello Ferni, il tuo pezzo.
    Francesca

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  3. Mi era sfuggita, la scopro adesso. Resto toccata nel profondo. Anche se è ricca di immagini, questa poesia va scarna e dritta al cuore di certe cose.
    Grazie.

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