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Futuro semplice di Gianni Montieri

Futuro semplice di Gianni Montieri
Lettura di Anna Maria Curci

È chiaro e non mette veli il titolo della prima raccolta di poesie di Gianni Montieri, Futuro semplice. Disegna immediatamente la cornice nella quale si articoleranno le cadenze, si materializzeranno gli incontri, si condenseranno immagini e considerazioni: è quella del modo indicativo del verbo, è quella di tempi verbali scelti e coniugati nel rispetto, coerente e rigoroso, del loro significato che, per dirla con Wittgenstein, è il loro “uso nella lingua”.
I verbi, nei tempi presente, passato prossimo e, appunto, futuro semplice del modo indicativo nominano, indicano, delineano confini, stabiliscono distanze e istituiscono rapporti; rifuggono la suggestività come valore a sé stante, non innalzano cortine di fumo. Colgono, condensano, raccolgono e additano, dispiegano le loro valenze attirando luoghi e persone.
L’obiettivo torna con frequenza a inquadrare il riversarsi dell’essenza dei luoghi su esistenze, di volta in volta afferrate nella dimensione individuale e collettiva.
Così, Torino “ti arriva addosso”, “parla”, “rincuora”.

Torino, uno sguardo

Torino ti arriva addosso
non come l’aspetti. Torino parla
ha sei lettere per nome
e tre di questi sono letti
anse, raccordi di fiumi
incroci che sappiamo dalle elementari

Torino ha denti buoni per portarti
in alto dove il ricordo commuove 
e la vista ti consola presentando
agli occhi un confine possibile

rincuora Torino, rivestita e scalza
mentre fa notte e lascia posto
a un desiderio di non appartenenza.

Milano si manifesta in più di una poesia della silloge. In una di queste, la sua ‘scoperta’ è narrata al passato prossimo, il tempo scelto per una dichiarazione d’amore alla città.

Attraverso Milano

Io Milano l’ho imparata il sabato
nei passi lasciati ai bordi del naviglio
su bancarelle di libri troppo usati
l’ho assimilata nei caffè
bevuti appena dopo l’alba

osservando la fretta un po’ di lato
ho allungato la falcata
ne ho preso possesso in metropolitana
un lunedì qualunque di gennaio
sottoterra amando l’interscambio

le ho voluto bene veramente
quando ho capito
il senso delle tangenziali
compreso che la nebbia ha una ragione
distinto da lontano
il suono che fa il tram.

A Londra, è il fiume a regolare vite, a scorrere, spartire e trattenere.

South Bank

Sto sulla riva sud
non sapendo fare altrimenti
mi tengo a sinistra tutta Londra
il resto dentro

la Tate mi copre le spalle
dalle panchine si contano passaggi
scorrimenti di fiume
sto fermo
trattenuto su ogni sponda
da svariati mai risolti
contrattempi.

La posizione singolare di Giugliano nell’universo di Gianni Montieri si svela nell’attacco, che rappresenta un caso intenzionalmente isolato nella raccolta Futuro semplice. Il modo congiuntivo fa qui una drammatica apparizione.

Giugliano, 104 metri sul livello del mare

Avessimo avuto una collina

Invece una campagna sterminata
accumulo di scorie, di abusi disumani
il nostro compito era stare attenti
alle mele, voltarle di tanto in tanto
affinché non si guastassero, marcissero

molti campanili, uno per ricorrenza
troppi santi, crepe nell’asfalto
lungo il corso principale
vecchie conoscenze immobili

ho questi luoghi a far da conta
il tempo inesorabile, la cronaca
nessuna traccia, transito
nelle pagine di storia.

Ma è nella Terra di nessuno, poesia che istintivamente individuo come luogo ideale per il passaggio ad altri idiomi, che l’incontro tra luoghi, essenze, scelte, assenze, attese, esistenze si realizza compiutamente.

Terra di nessuno

Ti telefono da una retroguardia
un metro al di là della linea di confine.

È il 31 maggio di un altro secolo
un mattino bianco e distante
privo di contatto
– non c’è campo –
piuttosto terra arsa

ci attende un lungo giugno
lampi d’estate di cui avremmo fatto a meno.

E il futuro semplice? Proprio la poesia conclusiva, scritta nel segno del futuro semplice, rende complesso il quadro e, allo stesso tempo, predispone a un’attesa. Il contrasto voluto tra il titolo, Abitudini, che fa scattare immediatamente l’aspettativa del tempo presente, e il ricorso al futuro semplice annuncia, in un percorso a ostacoli tra paletti di negazioni e sospensioni, la prosecuzione di un discorso, crea un ponte, verso altra poesia che verrà. Allora al futuro di previsione, pur incerta (il futuro è preceduto da “non so se” in questa poesia) di colui che scrive, si affianca il futuro di intenzione di chi legge. Si tratta dell’intenzione di proseguire la lettura della poesia di Gianni Montieri.

Abitudini

Non saranno più le scarpe fuori posto
un nome al suono della sveglia
fra qualche tempo sapremo dirci, è giusto
che abbiamo avuto tanto

io, io non lo so davvero
se saprò dare un senso
alle porzioni monodose, alla cottura crisp
addormentarmi voltato dal tuo lato,
senza tremare, senza farci caso.

Gianni Montieri, Futuro semplice, LietoColle 2010

9 risposte a “Futuro semplice di Gianni Montieri”

  1. La lettura di Anna Maria Curci mi ha incuriosita, emergono derive di senso particolarmente interessanti. Ammetto di non aver ancora letto il libro. Però rimedio: l’ho appena ritirato dalla Casa Editrice. Mi riservo, visto il vostro intenso salotto letterario, di commentare ulteriormente dopo la lettura.

    Saluti.
    Giulia Carmen Fasolo

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  2. davvero una bella lettura, Anna Maria.
    Quando ho letto il libro di Gianni ho pensato al viaggio: viaggio nel tempo e nei tempi, nei luoghi fisici e interiori. Viaggi brevi, segmenti tratteggiati sulla mappa con le parole. Tra un posto e l’altro, questa “terra di nessuno”, quasi un luogo alieno da dove guardare e guardarsi.
    Complimenti
    Stefania

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  3. ringrazio di nuovo Anna Maria, che davvero ha dato una lettura del libro molto interessante, stupendomi. Pensavo si fosse detto tutto su questo libro e invece pare non sia così, ciò mi rende molto felice. Grazie anche a Stefania e Giulia

    g.

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  4. In questa rilettura sapiente dell’opera di Gianno Montieri apprezzo molto lo scorrere delle immagini di luoghi, a loro modo, speciali, e l’accento posto sul tempo come istanza di valore non eludibile attraverso processi di fuga. Il poeta non evoca infatti unicamente ( se così si puo dire) la memoria, racchiudendola in edulcorate metafore. Torino, Milano e Londra ad esempio sono città rivisitate, possedute, in una sorta di vivace corpo a corpo nel segno della parola che è denuncia, esigenza, a tratti silenziosa e implicita, per una sorta di pudore esistenziale, di non abbandono e di autenticità espressiva. Si avverte, nei testi che Anna Maria Curci propone in questa sede, un desiderio di scavo, una sorta di epifania, al di fuori di ogni retorica. Il senso è quello di un emergere dei luoghi e di uno sforzo controcorrente teso a fissare i tempi che pure sfuggono in definitiva. Montieri analizza il problema “…osservando la fretta un po’ di lato…” quasi a proporre una visione trasversale di quel futuro semplice che forse tanto elementare non è per l’uomo. Più avanti precisa: “…ho questi luoghi a far da conta / il tempo inesorabile, la cronaca / nessuna traccia, transito / nelle pagine di storia.
    Più che una condanna della storia è la consapevolezza di una sua urgente revisione a colpire il lettore di questi versi e ancora, per ulteriore chiarezza, si afferma: “…fra qualche tempo sapremo dirci, è giusto / che abbiamo avuto tanto…” E’ probabile che qualcosa in tale bilancio manchi all’appello della coscienza, senza enfasi, credo sia importante averci creduto, nella vita e nella poesia, a dispetto di tutte le ambiguità verbali. Marzia Alunni

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  5. Visione che non si accontenta mai del tocco-sguardo superficiale: in questo trovo un tratto comune alla scrittura di Gianni Montieri e alla sua analisi, acuta e dettagliata, da parte di Marzia Alunni. Non condanna della storia, ma tensione, impegno a darle voce autentica.

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