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Maurizio Manzo – Poesie

All’ombra dei pixel

I
in quel semi sferico cercarsi del viso
tutti i segni d’iride pervaso di labbra
gli compare tragica e felice la luce
mescolato al mimico disporsi Rolando
Musu trova illogico intravisto inudirsi
s’affloscia sul ruvido storto pavimento
preme e sfrega il timpano a strigliarlo di luce
Che l’assorda subdola negli occhi rivolti.

II
trema e sfiora il rapido rumore che ronza
torpore e gironzola da quell’apparecchio
che l’osserva labile osservare dirupi
azzurrati mobili riflessi di mare
increspato al profugo ondulato procedere
ritmato da livide visioni ossessioni
di pestanti brividi incapaci a sostare
ancorati vividi nella sua memoria.

III
come innocuo pensile di brunito tek
non rifrange lamina le luci sfreccianti
ed assorbe simili tutti i desideri
compra e mangia libera la mente lo stress
puoi ammazzare statici intendere volere
annebbiato vomita il rimorso aderente
succulento gastrico fin sopra la gente
gli corrode i palpiti e scoppia la bontà.

IV
ogni giorno vortice ialino onda si forma
ripete l’evolvere avvolgente aggrottarsi
senza cresta il debole infrangersi salino
e accarezza gocciole diffuse asciutte
il decollo s’anima dal cielo sorvola
chiazze d’acqua sterili ai piedi di saguari
mai pregni com’ergersi verso il sole diaccio
sulla roccia rigido abbraccio che oggi è un giorno

V
di sterminio logore folate di vento
seppiato rimestano di sterminio il sangue
vivace di mùtoli corpi sconosciuti
gli passa tra il mestolo sott’occhio e di bombe
ascolta la disputa indecisa sbagliata
ecatombe e la stipula gli uni o gli altri sotto
sterrati dall’erpice furia dissennati
spaccati dai vomeri a tratti divorati.

Biografia

Maurizio Manzo nasce a Cagliari nel 1961.
Roma è la città dell’adolescenza, ma non troverà l’adeguato cibo per la sua mente e torna a casa all’età di 18 anni.
Dove si circonda delle letture che più ama e si emargina volontariamente.
Ha pubblicato un libro, “Coreografia del ghetto storico”, edizioni castello, nel lontano 1985.
Ora per leggerlo si può andare nel suo blog personale:

http://ilcollomozzo.wordpress.com

56 risposte a “Maurizio Manzo – Poesie”

  1. «di sterminio logore folate di vento/seppiato rimestano di sterminio il sangue»

    Maurizio è uno dei poeti migliori che abbia letto negli ultimi anni. Purtroppo per lui.

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  2. Che Dio ti benedica Maurizio!
    Coreografia del Ghetto storico ce l’ho, disturbato e visionario, una piccola perla di letteratura celata.

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  3. Breve nota alle tavole di All’ombra dei Pixel.
    La storia è legata a Rolando Musu e ai suoi genitori, vittime sacrificali dei media, nello specifico la televisione.
    Nel vedersi riflesso in un vecchio tv bombato a tubo catodico, Rolando intravede della sua immagine l’iride che si guarda guardato ma non si sente, non ha voce e non ne avrà più una sua; seguirà il torpore che ronza e gironzola attorno al suo vivere.
    Per costruire la scatola televisiva ho usato un senario sdrucciolo abbinato a un senario all’interno di ottave. Il verso doppio che in teoria dovrebbe contare dodici sillabe, di fatto ne conta tredici, a creare come una sorta di rettangolo.
    Lo sdrucciolo centrale simula il cannone che illumina i pixel nel creare l’immagine televisiva, in questo caso è il perno del verso che fa o cerca di far partire ogni immagine.
    All’interno di questa scatola creata in maniera metrico-ritmico, la famiglia Musu vivrà il suo divenire catatonico, sconquassati da luci sfreccianti sui loro zigomi, bulbi e menti.
    Spesso alcune tavole sono veri e propri spot pubblicitari trasportati all’interno di questa scatola con un linguaggio elaborato. Alcune tavole sono invece un’elaborazione mentale che non smuove e non sbatte neanche più nelle pareti della scatola per cercare di uscire.

    Ringrazio Antonella e Poetarum per avermi ospitato.

    mm

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  4. Non è detto che “mettere in fila delle parole”, per giunta con un retro-significato cervellotico che (forse) solo l’autore può capire, equivalga a “scrivere una poesia”.
    Meglio questo che giocare alle slot o andare in discoteca, d’accordo, ma un pò di umiltà farebbe bene a certi personaggi che, per chi non lo sapesse, sono sempre pronti a denigrare in versi (!) chi ha il grave torto di avere delle IDEE diverse.
    Alla faccia della “poesia”!

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  5. mi spiace tanto ma il “nello” non è una licenza poetica! è un errore e basta.
    potrà anche suonare bene (che poi non è così perché salta subito all’attenzione il fatto che la poesia inizi con un errore) ma l’impressione che il testo inciampi sin dall’attacco è palese.
    e la cosa che più mi dispiace è il fatto che l’errore inficia la lettura di un testo buono.

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    • ciao Fabio, evidentemente non sempre ciò che in noi risuona come “soluzione ritmico metrica” buona se pur stortura e forzatura grammaticale, è così anche alle orecchie degli altri…quindi cambierò questo nello che oltre a darmi l’incipit e il senso avvolgente, mi risolveva il senario sdrucciolo…
      Ti ringrazio per il passaggio e per la lettura

      maurizio

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  6. “IN QUEL semi sferico cercarsi del viso” ha lo stesso valore metrico di “NELLO semi sferico…”, se vuoi salvare l’emistichio sdrucciolo. certo pure la scelta di una strofe retta su doppio senario rende più difficile mantenere la fluidità ritmica; ma appunto perché il resto dei versi riescono a tenere alta la tensione del testo pare peccato voler difendere la preposizione.

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    • IN QUEL semi sferico…l’avevo già inviato l’altro giorno a Antonella come possibile cambio di Nello…dicendogli che però non aveva la stesso forza di nello e per il momento tenevo quella preposizione…visto che dal “di fuori” salta agli occhi in modo così diverso da quello che immaginavo, non ho nessun problema a sostituirlo…
      la combinazione del doppio senario di cui uno sdrucciolo consente comunque di variare…e tutto sommato anche una fluidità ritmica “limitata” aiuta a creare la sensazione di scatola che volevo creare…

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  7. vorrei che fosse chiaro che da di fuori salta all’occhio chissà cosa; è da dentro quel sistema chiamato “grammatica italiana” che salta, anzi si contorce, un errore.
    e non sono un purista.
    aggiungo, a questo punto, che “in quel” è più incisivo di un generico “nello”: in fin dei conti si tratta di un deittico, insomma è proprio “in quel” e non in un altro volto che può essere indicato, correttamente, con un “nel” qualsiasi.
    non mi sembra sia una questione di lana caprina osservare una norma grammaticale, soprattutto se poi mi si impiega un metro di carducciana memoria (anzi farei un salto indietro e prenderei in considerazione pure le sperimentazioni di Tommaseo che tanto servino a un Carducci che non riconobbe mai il debito).

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    • Trovo queste scaramucce emblematiche del covile cui si è ridotta la poesia italica. Se bastasse la piena adesione alla grammatica per fare di un poeta un buon poeta i docenti universitari preposti alle cattedre di linguistica sarebbero tutti o quasi riportati nelle antologie di versificatori. E Tommaseo (scrittore di razza peraltro) sarebbe stato tramandato come il migliore dei poeti italiani postrisorgimentali…vale

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  8. Passavo di qui per caso anch’io. E quando ho letto la poesia sono tornato indietro ben tre volte per rileggere la prima riga. Sinceramente l’errore grammaticale (concordo in pieno con Fabio) salta prepotentemente agli occhi. Andando a rovinare quello che segue…

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  9. quando decisi di pubblicare manzo qui, scelsi questi brani perchè molto buoni.
    fu manzo a farmi mutare i primi due perchè non suonavano bene, aggiungendo il nello.
    la decisione di postare fu mia, come quella di permettere a manzo di mettere nei commenti la spiegazione, l’errore c’è.
    e mi spiace, che forse questo possa essere visto come commento da non schierata, ma la grammatica è stata per me una vedova nera pericolosa.

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  10. Che questi componimenti poetici siano di eccelsa bellezza e profondità d’ animo è dimostrato, a mio avviso, dalla voglia di ognuno di “capire a tutti i costi” e di modificare qualcosa che “non è corretto”, che “non suona bene”, come a voler collaborare per sentirsi parte della grandezza di queste creazioni…(e qui mi immagino Pascoli, D’ Annunzio che vengono corretti, giudicati, consigliati….) e dall’ invidia di chi scrive “Non è detto che “mettere in fila delle parole”, per giunta con un retro-significato cervellotico che (forse) solo l’autore può capire, equivalga a “scrivere una poesia”…ma un pò di umiltà farebbe bene a certi personaggi che, per chi non lo sapesse, sono sempre pronti a denigrare in versi (!) chi ha il grave torto di avere delle IDEE diverse.”
    Complimenti Maurizio….i grandi non possono essere capiti da tutti…io prenderei le parole degli invidiosi solo come conferma della bellezza delle tue poesie.

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  11. so bene quale sia il posto non riconosciuto di Tommaseo. lo so da suo editore, e da suo studioso. il fatto che non gli venga riconosciuto un ruolo “leader” è una pecca accademica e non un problema di valore: la mole di scritti e interessi del buon sebicense ha sempre spaventato chi preferisce le scarne, ma altissime, pagine manzoniane e le baie (mia posizione personalissima) del recanatese. chiusa parentesi.

    però non credo si possa liquidare come scaramuccia un’osservazione che non tocca il merito delle poesie di Manzo, ma la forma. certo alla fine se si vuole fare passare per buono qualcosa che non lo è il rischio di inficiare anche il valore è alto, ed è questo che vorrei evitare.
    mi ripeto: i versi di Maurizio Manzo sono molto belli, anche se non di facile presa, ma non posso ritenere opinabile un errore palese. e non mi pare di essere un cruscante in ciò, anche perché la crusca ultimamente passa per buone cose che io non posso digerire per buon senso ;)

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  12. glisso sui commenti della claque perché nuociono gravemente alla salute della poesia, qualsiasi poesia, nonché alla credibilità di un poeta

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  13. Parlo, quindi scrivo come membro della redazione e mi aggrego immediatamente a Fabio.
    “Nello” è un errore e non c’è storia. Giustificarne la presenza come “licenza poetica”. appare un po’ artificioso oltre che fastidioso. Non stronco a priori la poesia che contiene un errore (il refuso capita spesso), anche se ciò accade nel primo verso e soffoca un po’ di entusiasmo.
    Mi viene però da pensare quando leggo certe reazioni ai commenti di membri della redazione e quindi persone che non sono qui per caso e che sicuramente sono corresponsabili della qualità di quanto viene pubblicato. Questa non è una vetrina asettica, ma un luogo, dove per scelta collaborano persone differenti con differenti punti di vista e di lettura critica. Chi entra qui, cerchi quanto meno di accettare il fatto che si mette inevitabilmente a disposizione di queste diverse letture, che potrebbe anche non piacere e di leggere il commento negativo non come stroncatura del proprio essere o meno poeta. Se invece, come capita troppo spesso ultimamente, ci si presenta qui con la propia claque, pronta ad applaudire più forte, allora meglio lasciar perdere.
    Tralaltro invito la suddetta claque a leggere, arricchirsi e arricchirci commentando anche gli altri articoli che ogni giorno proponiamo con entusiasmo e con l’obiettivo di rendere il “far poesia” non uno spettacolo da applausometro, ma una condivisione di ricchezza.

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    • Mi spiace se può essere apparso fastidioso il cercare di giustificare perchè si è tenuto quell’errore palese, non volevo assolutamente…chiedo a Antonella se gentilmente può cambiare il nello con ciò che le avevo già inviato via mail qualche giorno fa.
      grazie

      maurizio

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  14. «Se invece, come capita troppo spesso ultimamente, ci si presenta qui con la propia claque, pronta ad applaudire più forte, allora meglio lasciar perdere» e poco oltre, differente matrice identica provenienza (i.e. la redazione nella persona di Clelia Pierangela Pieri): «Concordo con Fabio e faccio mio il commento di Iacopo». E altri me ne attendo a seguire. Dalle mie parti questo pure si dice fare “claque”…. vive cordialità

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    • c’è una piccola, ma importante differenza luca…
      questa è una redazione.
      che viaggia sugli stessi binari quando si parla dell’Italiano Corretto.
      la claque invece, mi duole renderti noto, che è accettare anche qualche errore per puro affetto o stima, nei confronti di colui o colei che scrive.

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  15. L’insinuazione di “claque” non è partita da me ma da Michieli. Vi invito a riflettere: trattasi di “claque” laddove una o più persone liberamente convenute su questo sito (poniamo a titolo di esempio: io e la Giliberti) decretano il loro placet ad alcuni testi. Non trattasi di “claque” laddove una o più persone appartenenti ad una redazione (e quindi, latu sensu, accomunate da una linea redazionale ovvero editoriale COMUNE o PARTECIPATA) dei medesimi testi succitati concorrono a dare un giudizio di segno uguale e contrario… mah… rinnovo i saluti

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  16. In altri consessi il “signor” Maurizio avrebbe già elargito soprannomi di dubbio gusto a quanti, in maniera urbana, avessero semplicemente avuto l’ardire di discutere le sue superuraniche certezze.
    Qui invece sente il… bisogno di esprimersi come si deve.
    “Mi spiace”. “Gentilmente”. Persino “Un saluto” mordendosi le labbra.
    Ciò depone a favore di questo blog. Ma non a suo favore.
    E se riuscisse a rispettare gli altri riuscirebbe a strappare consensi persino da me, che claquer certo non sono, dato che certe rime sofferenti, evocative e talora sincopate non mi fanno proprio schifo.
    Perdonate la crudezza, sono un volgare commerciante (di emozioni).

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  17. io direi di andare oltre.
    bei testi complessivamente, l’errore salta all’occhio come tale ed è stato fatto rilevare; direi che è più che sufficiente per non impantanarsi in discussioni sterili da ambo le parti.
    Maurizio, lieta di averti letto qui su poetarum.

    Sarebbe cosa buona e giusta leggere anche le altre proposte del blog.
    buon proseguimento dunque.
    nc

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  18. Io non ho capito nulla della poesia, così come “lato sensu” o “claque”
    Scrivete più semplice
    E comunque quante storie per un “nello” :D

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  19. Chiedo scusa ma vorrei aggiungere un’ altra considerazione (quasi non ho dormito stanotte).
    Qui mi rivolgo a Michieli che ha scritto ” emisticchio strucciolo “. Sicuramente mi fido sull’ errore di battitura “sTrucciolo con la “t” al posto della “d”, però per quanto riguarda “emisticchio”, qui è un errore d’ italiano. E’ evidente che non può essere un errore di battitura. La maggior parte delle persone dicono ” acchitto”, “colluttorio” ed emistiCchio! L’errore salta all’occhio :) A mio parere ancor più grave di “nello” che magari dava a Manzo un senso ritmico e sonoro più incisivo, in un contesto poetico.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Emistichio

    Buona poesia a tutti :)

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  20. Non sono errori di battitura, e non c’ e’ storia.
    Devi chiedere venia per gli errori d’ italiano
    Il prof del caso sei tu, non io.

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    • Jacopo, spiega a Nello e a Eduardo P. che la tua era una battuta! Altrimenti mi passa un’altra notte insonne al pensiero del tuo emistiCchio… :-)

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      • Mannick 7 poi 3…mi pare che stai esagerando…Edoardo P. che non so chi sia, ha detto la sua, così come hanno fatto gli altri intervenuti nei commenti…non vedo perchè devi fare quest’ironia mescolando nello questo quello…poi così come ci appari da leggìo riflesso…uno ci crede pure….

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  21. Mannik ti spiego io una cosa…
    avete perso di credibilita’..la credibilita’ del poeta
    Quella di Michieli non era affatto una battuta, infatti ha editato il messaggio e corretto, senza avere l’ umilta’ di ammettere l’ errore.
    La tua invece, e’ una battuta molto triste, ed e’ questo atteggiamento che nuoce alla poesia.
    A questo punto se si tira ancora in ballo Nello, dico che avete capito ben poco
    Vi piace di piu’ “in quel semi sferico”. Ok..
    In quel …l’ avrebbe pensato mio nipote di 6 anni. Perche’ e’ piu’ diretto, il suo orecchio percepisce meglio i suoni semplici, armoniosi..melodici.
    Nello semi sferico.. e’ una scala esatonale su accordo di dominante aumentato che risolve in tonalita’ ! Manzo e’ un poeta jazz, con venature classiche. Raffinato assaje..
    E come dico sempre : non ascoltate il jazz o il classico se non l’ avete mai studiato, non capirete e godrete di nulla.
    Confermo che non conosco “il” Manzo..e ne approfitto per salutarlo
    Continua cosi’
    ps: nessuno deve dirmi quale “accordo” suona meglio nella mia musica

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  22. allora signori.
    questo è un blog letterario, per l’asilo usate le apposite mail.
    abbiamo sistemato il “nello” che causava pruriti d’ogni tipo?
    ci siamo detti teste e corna?
    ora se non vi dispiace calma e gesso.
    parlo da redattrice.
    basta così.
    grazie.

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  23. Eduardo, ho studiato pianoforte, ma “nello semi sferico” trovo sia cacofonico assaj, anche per il jazz più raffinato, anzi, ti dirò, proprio per il jazz raffinato lo trovo cacofonico; se vuoi saperlo, mi suona più come una scimmiottatura barocca e mal riuscita. Tuttavia, me ne strafotto in questo sito e del “nello” e dell’ “emi-sticchio” (ché in siciliano invece vuole la doppia consonante ed ha ben altra accezione).
    Quindi invito TUTTI ad alzare il “lavello” della discussione e, possibilmente, di andare a cercare altrove vetrine e passerelle per sfoggiare quattro righe di commento per il solo gusto di farsi notare.

    Quanto a Manzo – senza articolo si evita sia l’odioso errore divenuto prassi di certa bassa lega, sia l’antipatico e voluto doppio senso, quantunque nello scherzo – qui è un ospite pubblicato da un nostro redattore, quindi ribadisco, il benvenuto; poi, chiaramente, un collettivo, in quanto “collettivo” e “multicefalo”, è libero di esprimere il proprio grado di apprezzamento sempre entro i limiti della buona creanza e dell’ospitalità, nella stessa misura in cui la maturità di chi invia uno o più testi perché vengano pubblicati, dunque “esposti” al pubblico giudizio, deve essere pronta e consapevole della propria scelta.

    Bando alle ciance, ha da passa’ a nuttata.

    buona notte.

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  24. Poesie che bevono la lettura dell’occhio che rimane a loro legato, apprezzo Maurizio Manzo e i suoi lavori.
    Tiziana T.

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