,

NOI E I TRADITORI

 

Ci hanno resi tutti pavidi. I poteri reali, i poteri che su scala mondiale governano i destini delle nazioni, quelli di cui i parlamenti sono solo umili esecutori di ordini, ci hanno tolto ogni capacità di comprensione e di reazione. Pochi sono consapevoli della loro esistenza. Apparati politici e militari sono puri strumenti, persino le mafie che appestano il pianeta sono una loro concessione. Democrazie, atroci dittature, pure coperture. E’ contro questi poteri che bisogna rialzare la testa. Personalizzare la lotta politica contro poche persone, addirittura una sola come da noi, non ha senso. Il signor Berlusconi è un maggiordomo anch’egli, umile servitore cui hanno concesso una lauta fetta di torta e l’accesso ai piani alti del palazzo. Le guerre di religione non esistono, il razzismo e l’intolleranza non esistono, sono invenzioni create all’uopo, ancora una volta strumenti per muovere capitali, merci e uomini, con il consenso delle vittime. Con il nostro consenso. La guerra è uno strumento per ristabilire lo squilibrato equilibrio dell’accumulazione di capitale. Questi poteri, svariati decenni fa, hanno deciso che tutto il mondo doveva abbandonare pretese di uguaglianza e vaghi obiettivi come i diritti umani. Ma hanno bisogno del nostro consenso, o della nostra passività. Altrimenti non impiegherebbero incalcolabili capitali per addomesticare i media di tutto il mondo, per narcotizzare le nostre coscienze. Ci hanno indotto a credere che contro di loro non si può nulla, che sono troppo potenti. Non è vero. Da soli non si può nulla… Le poche righe che seguono, scritte mesi fa, muovono da queste considerazioni.

In questi tempi di collaudati nazifascismi in nome di dio, in questi tempi di atrocità oscurate dall’eclissi dell’etica dei mezzi di informazione, ciò che si sporca è la dignità di ogni essere umano. La ricerca stessa del significato del nostro essere al mondo sembra essere corrotta per sempre; interrogarsi sul senso dell’esistenza un’asfittica pratica speculativa; trascurabile la differenza tra il lasciarsi vivere ed il lasciarsi morire. Chi siamo, da dove veniamo, perché siamo qui, dove andiamo: enigmistica da spiaggia. La mia domanda è: come vogliamo stare qui? Oggi più che mai il come è più importante del perché. Nella risposta muta l’uranio impoverisce.

 

Ai traditori

 False parole

(le vostre)

colmano e appagano

lo spazio che vi separa

il vuoto che vi unisce.

Trovarvi acqua è un’illusione

per la sete accumulata

in ginnastica di bocche.

 

A ciò che rimane della sinistra parlamentare italiana. Al nulla.

Gino Di Costanzo

23 risposte a “NOI E I TRADITORI”

  1. “Ma hanno bisogno del nostro consenso, o della nostra passività.” perchè i nostri traditori già hanno adottato questo atteggiamento. A nostro discapito, e solo ottenendo anche da noi tale assetto possono non sentirsi completamente finiti.

    Invece lo sono. Invece noi no.

    Grazie Gino, un piacere leggerti.
    clelia

    "Mi piace"

  2. Grazie, Clelia. Ormai “quelli” non sono nemmeno più definibili traditori, ma complici. Nascondono la loro sostanziale collusione nel teatrino delle tiepide schermaglie dialettiche parlamentari, a nostro uso e consumo. Bisogna riprendere in mano il nostro futuro in prima persona, senza deleghe alla casta.
    Un abbraccio

    "Mi piace"

  3. Ah, il primo paragrafo è una personale rielaborazione di testi scovati sul web (doverosa precisazione).

    "Mi piace"

  4. *siamo uomini o caporali?*

    Grazie Gino per questa esortazione ad una consapevole e mirata presa di coscienza. Sarebbe ora che ci responsabilizzassimo, senza deroghe, senza piagnistei e colpe da attribuire *agli altri che non fanno*. Le nostre opere ed azioni, quelle di tutti, sono e devono essere atti, fatti, gesti, operati non a caso, ma convogliati in una direzione coscientemente mirata; diversamente, saremo traditori tra i traditori.

    Pochi giorni fa, rivedento “la ricotta”, ho buttato giù queste poche righe

    Medioman

    L’italiano medio, mediaticamente formato, è un criminale, razzista, pericoloso essere, incapace di formulare concetti critici, atto ad assorbire, passivamente adeguandovisi, compiti e doveri trasmessigli attraverso le fonti di informazione mediamente mediatiche, con ossequioso servilismo. Servilismo che lo fa riconoscere in un ruolo “normale” e conforme a quanto la mediatica mediocrità gli impone quale suo modello: una banalità del male pari ad una mediocre prospettiva esistenziale, terrificante.

    "Mi piace"

  5. Forse il male non è esterno, ma interno. Ogni cosa là fuori è frutto di una scelta, prima individuale e poi collettiva. Ognuno di noi ne è responsabile. L’atteggiamento passivo andrebbe cambiato di fondo. Perchè tutto ciò che ci circonda trova Humus fertile ed affonda radici con tale facilità? ecco la risposta a questa domanda è chiave del mistero…

    mi viene alla mente Pasolini…quando scrive:

    “Nel quartiere borghese c’è la pace di cui ognuno dentro si contenta, anche vilmente, e di cui vorrebbe piena di ogni sera l’esistenza.”

    Siamo figli del contentino, urliamo ed inneggiamo alle rivoluzione, ma siamo i primi a non rivoluzionare nulla in noi. E’ ciclico questo destino e si morde la coda.
    Se incominciassimo a non combattere ”contro il mondo” ma col mondo… finalizzando le nostre energie alla costruzione e non alla distruzione….la salvezza, il cambiamento, non apparirebbero così forestieri al nostro occhio.

    Grazie per lo spunto di riflessione.

    "Mi piace"

  6. – Natalia,
    credo che l’aggravarsi di questa crisi stia, volente o nolente, risvegliando qualche cervello dormiente. Il tuo pezzo coglie nel segno, soprattutto se pensiamo alla natura stessa del mezzo televisivo, la cui fruizione è per definizione “passiva” (Pasolini docet). Ci insegnano che ribellarci è incivile, violento. Ma la loro distruzione di milioni e milioni di esistenze cos’è? Dissentire, boicottare, ribellarsi non è violenza, è intelligenza. Guarda il silenzio mediatico che oscura i fatti di Grecia e Spagna. Hanno paura dell’effetto contagio in Italia. Dobbiamo imparare dai greci, attualmente, cosa significa lottare per i propri diritti.

    – Antonia,
    ovvio! ;-)

    – Irene,
    i mezzi li posseggono loro, la manipolazione delle masse si è raffinata negli ultimi decenni. Hanno corrotto anche l’opposizione, bisogna ricominciare da zero. Ora è prioritario tentare di fermarli, è pura sopravvivenza, è ciò a cui ci hanno costretti. Le varie lotte di categoria vanno unite: scuola, metalmeccanici, trasportatori, precari ecc. La causa è unica, la lotta è unica: è la scoperta dell’acqua calda… è sempre stato così.
    Solidarietà di classe, lotta di classe, quella che il potere si è affrettato a definire “vecchiume”… è di quella che hanno paura.

    "Mi piace"

    • non riesco a vedermi come esterna al sistema: noi contro ”loro”.
      Chi sono loro? la rappresentanza del noi…e noi ne siamo ”colpevoli”

      Non mi spaventano pinco pallino e la sua famiglia, mi spaventano gli ”ismi’. Prima delle rivoluzioni occorre mutare il pensiero. Perchè poi non è detto che al peggio non ci sia fine…ci potremmo ritrovare con altri fax simili..regolarmente votati e scelti da noi.
      Invece di incentivare la lotta ”armata”, armiamo il pensiero critico: l’unico capace di far crollare la torre dalla base, chè è inutile cercare di buttare giù solo la vetta.

      "Mi piace"

  7. Antonella, la gente siamo noi. Quando scrivo queste cose le scrivo a me stesso, in primo luogo. Le persone sono manipolate, ed una parte pure in malafede, miniature del signor Berlusconi…

    "Mi piace"

  8. Ci siamo ridotti così… e dobbiamo prenderne atto.
    Abbiamo la parola, ma ci deve essere anche l’impegno.
    Versi come questi invitano a una vera presa di coscienza
    grazie, Gino.

    "Mi piace"

  9. Grazie a te, Cristina… ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa, si può partire dalle piccole cose quotidiane per poi riconoscersi, unirsi e organizzarsi…

    "Mi piace"

  10. Antonella, io credo che il discorso sulle responsabilità individuali sia spinoso, comunque problematico. “Lasciarsi” manipolare presupporrebbe una complicità quasi volontaria in quest’operazione. Ma il termine “manipolazione” racchiude in sè la coppia di attori “manipolatore-manipolato”, cioè “ingannatore-ingannato”. Se siamo d’accordo su questo possiamo convenire che non “ci si lascia manipolare”, ma più spesso si è “vittime” di manipolazione. Però è anche vero, come affermi tu, che pigrizia e ignavia individuali possano favorire e predisporre se stessi alla manipolazione.
    Un abbraccio

    "Mi piace"

  11. Irene, “loro” sono il potere e non mi rappresentano, non me. Io vivo in questo sistema, naturalmente, ma sono estraneo al potere. Credo anch’io che l’eredità di questo regime sia pericolosa quanto e più del regime stesso, gli “ismi” che tu dicevi. E sono anche d’accordo sula questione di ricreare delle coscienze: la lotta di classe si organizza a partire da una coscienza di classe, è il minimo. La coscienza di classe è a sua volta il primo gradino per la critica al potere costituito. Ma queste cose vanno fatte di pari passo ad altri strumenti di lotta, il momento è veramente critico, ed esiste già una grande fetta di popolazione che ha compreso.
    Un saluto

    "Mi piace"

  12. Gino, concordo con te, bisogna rialzare la testa.

    “Nella risposta muta l’uranio impoverisce.”

    e ci si ammala, di cancro o di ignavia….

    a volte anche prendere esempio da un cane andrebbe bene, hanno più coraggio di noi:

    "Mi piace"

  13. Grazie, Vale – Valentina o Valeria?
    Dobbiamo imparare dai cani ed anche dagli immigrati, secondo me, come si lotta. Ma anche dai greci o dai francesi…Noi l’abbiamo forse dimenticato…
    A presto

    "Mi piace"