Scendono

nel pozzo  le parole scelgono la morte

l’altro lato della lingua

scelgono di slegarsi  di negarsi alle nostre fantasie e liberarsi

in quell’unica  sorgente

scelgono di farsi nuovamente acqua

per dissetare i moribondi

per ungere la fronte dei neonati per  immergere i peccati

in ogni storia          scelgono di farsi vitali

evitando di dire e dividere il vero da se stesso

scendono frantumandosi in sillabe

come istanti di un lunghissimo giorno

scendono verso la redenzione del gesto

dentro cui i giorni soffocano la vita in segni

disegni di qualcosa mai esistito

incuneatosi tra le nostre case e l’artiglio degli affetti.

Scendono scavandosi un corpo di vuoto

fino a non mostrare nemmeno l’onda della loro sparizione

Scendono scendono fino all’altro capo della vita nella radice smossa

della morte nella nascosta lettura del tempo

scelgono l’arteria della notte

scelgono il bavaglio dell’assedio dentro la bocca

di un dio remoto e senza nome    scendono

lungo la schiena del figlio fingendo altre strade

oltre il non detto dentro il contagio tra le mille impurità del cosmo

scelgono e riscendono ogni volta la via meno battuta

la stretta fessura la strettoia della voce inusitata

scendono lungo la paratia della sentenza negano la curva

inseminandosi di aculei nell’arco della menzogna

scendono in contumacia dentro il  commiato

si coprono di cenere e nella calce viva trovano

una pelle nuova dentro la gola della sparizione

tra i battenti silenziosi di un altro presente

dove inghiottire la creazione

dove dimenticare

il varco in cui accedere

in cui accendere il corpo.

.

f.f.- Da qua in giù- inedito 2010

4 risposte a “Scendono”

  1. questo tuo testo così bello è una vera e propria tentazione… (non ho molta quiete al momento ma ho proprio voglia di rispondere alle tue parole con le “nostre”)
    un abbraccio, intanto.
    n.

    "Mi piace"