Viaggio nella luce – controcanto al vento
(Non cantarmi lo sfiorire dei gigli
nell’abisso delle onde quando
s’increspano d’argento nel gioco
della luna che dal tuo corpo risucchia il respiro
alle marée legando la mano
dal seno al senso dell’aria nell’assenza
di me
come fossi relitto ed icona
di un’imago passata)
Non rinchiudere il senso delle cose
nelle domande cui per tua logica
non troverai risposta
e non chiederti il sapore d’una mela
che lasci marcire appesa e mai colta.
Sfoglia ogni pagina di questo frutto
partorito dall’incoscienza delle sillabe
nel ventre tondo della creatura assunta
nel perimetro della nostra esistenza.
Ancora áncora il tuo passo al fertile
terreno delle cose nel tattile
profitto della terra quando d’ogni
goccia appesa all’ugola dell’alba
genera piccoli arcobaleni di
voci nell’aria pregna di moto ove la luce
sottraendoti al gesto delle dita
di sempre
in sempre
farà riemergere le sconfitte ombre
nel gioco della luna col sole
ed ogni acaro delle andate
esistenze perderà l’infetta
reverenza dell’intrigo del tempo
con l’inesistente fato – uguale
a se stesso – lascia che si perda
nei perpetui moti del silenzio
che non sa creare altro che vuoto.
Nell’afflusso di sangue alla giugulare
sorreggimi il volto tra le dita,
nella cupa notte delle attese
riempimi il vuoto della pelle
di viva carne che pulsi fino al
fiore segreto del seno:
e che sia febbrile la palpitazione delle ore al cuore
sulla pelle incandescente del fiume inverso
dall’utero alla foce,
voce ricomposta nelle leccate ferite
di cui l’imago renda giustizia di verbo
che arrovellandosi c’intrecci i muscoli
al suono delle membra fino all’ultimo sfinirsi
d’un “Io Sono”
pieno e presente
a tutto questo niente
contro ogni lurida e collerica bile vomitata all’arte
nell’apertura del nostro sguardo all’orizzonte
– uguale e diverso nella controversa natura
d’ogni sua armonica di-versità:
l’urlo nostro partorisca l’in-canto
della deflorazione impalpabile dall’inganno
– peccato originale – chiuso nel calice fresco d’una rosa
che si rigenera pura e di certezza assolta
nell’anima calda del nostro respiro
liquido
come nettare stillato al senso precipuo della luce
che nell’ora del tramonto
dissolve in sanguigno solco di fuoco
ogni rimarginata crepa
scolpita nelle linee morbide
della nuda pietra.
(Cantarmi il fiorire dei gigli
dall’abisso di posidònie quando
danzano l’argénteo vanto della
luna che dal tuo corpo emana il respiro
alle marée legando la mano
dal senso al seno dell’aria nella presenza
di me
come fossi carne del verbo e
briciola di pane caldo)
*
Il giardino di Eva
(Lieve tana dei ricordi e del rancore
parvuncula traccia che dal nodo del ventre
apri le scorciatoie dei sensi alla ragione
nel martirio delle membra ai seni
turgidi di effimera gioia, consegna
le ombre dell’inconscio alla ratio parca di memoria
ché ne asciughi l’umido delle sillabe alle labbra)
Perché dimenticare la fatica resa alla schiena che accolse
il ramo come freccia trafitta
nella semenza delle razzie del vento? –
Perché dall’inganno del verbo
gravidata la pronuncia incompiuta
dalla lingua al palato
ci cinse nel morbo del peccato? –
Si contorcano le ore sulle dita
negl’istinti soppressi e liberati all’insensata colpa
e che soggiacciano impunite
nell’ossessione del senso nell’iniquo Mio –
d’illusione e disappunto – Dio!
Contrappasso nel risveglio dell’inguine al possesso
affonda nelle pretese del mio ventre avvezzo
ché io possa – tronco secco –
di magnolia rifiorire
(Lieve tana dei piaceri e dell’ardore
parvuncula porta che dal nodo del ventre
apri le vie dei sensi alla folgorazione, consegna
le delizie all’incanto dei seni nel rinnovato orgoglio
e la ratio parca di memoria affoga
nell’apnea della lingua tra le labbra)
*
14 risposte a “Nel giardino dell’oro e del vento – due poesie (post di natàlia castaldi)”
Non cantarmi
.
lo sfiorire dei gigli
l’abisso delle onde
.
s’increspa nel gioco
la luna del tuo corpo
.
il respiro alle marée lega
la mano al seno dell’aria
.
l’assenza
di me
.
relitto e icona
un’imago passata
.
Non rinchiudere il senso
delle cose nelle domande
.
logica non troverai
risposta non chiederti
.
il sapore d’una mela
appesa e mai colta.
.
Sfoglia ogni pagina questo frutto
sillabe nel ventre tondo
.
perimetro della nostra esistenza.
il tuo passo fertile
.
terreno delle cose
tattile profitto terra
.
goccia appesa all’ugola dell’alba
piccoli arcobaleni
.
voci nell’aria pregna di ombre
gioco della luna col sole
.
l’inesistente fato – uguale
a se stesso –
.
nei perpetui moti del silenzio non sa
creare altro vuoto afflusso di sangue.
.
Sorreggimi il volto
tra le dita la cupa notte delle attese
.
riempimi il vuoto la pelle viva
carne che pulsi fino al fiore segreto
del seno febbrile la palpitazione
.
delle ore cuore
pelle incandescente fiume inverso
.
utero la foce
voce ricomposta e leccate ferite
.
l’imago renda giustizia di verbo
arrovellandosi c’intrecci i muscoli
.
al suono delle membra fino all’ultimo sfinirsi
d’un “Io Sono”
.
pieno e presente a tutto questo
niente contro ogni lurida e collerica bile
.
vomitata all’arte
nell’apertura del nostro sguardo
.
all’orizzonte
– uguale e diverso nella controversa natura
.
d’ogni sua armonica di-versità:
l’urlo nostro partorisca l’in-canto
.
la deflorazione impalpabile l’inganno
– peccato
.
originale – chiuso
nel calice fresco d’una rosa
.
si rigenera pura di certezza assolta
l’anima calda del nostro respiro
.
liquido nettare stillato al senso precipuo della luce
nell’ora del tramonto dissolve
.
in sanguigno solco di fuoco
ogni rimarginata crepa
.
scolpita nelle linee morbide
la nuda pietra.
…
Cantami
il fiorire dei gigli dall’abisso
.
di posidònie danzano
l’argénteo vanto della luna
.
il tuo corpo respiro le marée legando la mano
dal senso al seno dell’aria
.
nella presenza di me carne
del verbo e briciola
.
di pane
caldo.
* un canto in-contro al tuo come di un’onda il reflussso.
Spesso la spoglia rende l’incisione di quel mare battente. Grazie Natàlia,ferni
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a bellezza si aggiunge bellezza!!
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grazie a te che ci sei con il tuo ascolto e in-canto.
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dopo quello che ha scritto fernanda qualsiasi mio commento risulterebbe banale.
per cui concedetemi solo di applaudire !!!
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Grazie mille.
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personalmente non ho detto nè aggiunto nulla è tutto mare e luce di Natàlia,che ha raggiunto le mie sponde. ferni
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sul fatto di non avere detto nulla non ci metterei la mano sul fuoco.
anzi è proprio vero il contrario.
hai fatto 3 operazioni: una sintesi, una riallocazione e una sorta di intrallacciatura.
innestando il seme di una minima differenza hai evidenziato alcune locuzioni scoprendone non dico il senso velato, ma una possibile propagazione.
è come se avessi scoperto una sorta di “cuore” del testo.
e, concedimi di dirlo, se ne sente chiaramente il battito.
senza nulla togliere a Natàlia naturalmente, visto che a queste due composizioni sono particolarmente affezionato.
abbracci e baci ad entrambe!!!
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nessun problema, è già tanto avere due lettori (come voi), comunque sia e qualunque sia il commento.
dolcenotte ad entrambi
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non penso che a leggere siano solo due persone
entrambe le composizioni sono ricche di spazi, ritorni,luci, pulsano vita
ritengo che vada sempre laciato un segno del proprio passaggio, seppure breve equivale a dire “di sentire”
oggi, come sempre, è un’esigenza irrinunciabile
un saluto,elina
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Grazie Ely, in vero non so che dire… più che un’esigenza direi che è un piacere ricevere un segno, ma non si può né si deve mai pretenderlo e … neanche aspettarlo.
quel che viene viene, comunque sia, va bene
ho fatto una rima… Mon Dieu! ;)
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il cuore e le cure, quel battito e il profondo che anima si ampliano da sé.Il lavoro di Natàlia è stato di grande tessitura. La mia è una sottolineatura sul testo, per raccoglierne, come dici tu, Enzo, le variabili, all’interno di invarianti che ci configurano sia che la proiezione avvenga in un testo (un foglio, una scena un segno o un sogno) sia che avvenga in una esperienza personale (i giorni del vivere). La terra di Nat è comprensiva anche di un vasto azzurro:cielo e acqua sono in lei vivissimi. ferni
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Quando scrivo spesso mi capita di seguire una scia, la sensazione di un’onda che ha allargato la mia riva, aprendomi le sponde a nuova luce.
quando scrivo spesso scrivo per Enzo e Fernanda, spesso ho scritto per Enzo e Fernanda.
indi, qui c’è un po’ di entrambi
vi voglio bene, grazie per quello che mi date scrivendo.
n.c.
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questo “scambio” di parole è una meraviglia, un dono per chi legge.
Grazie Natàlia, grazie Fernanda.
Stefania
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:-) grazie Stef
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