
Come girano mordendosi le code
uno con l’altro cappelli e pulci!
Sembra il circo della mia infanzia
quando mia madre mi teneva la mano
davanti ai pagliacci, Che paura!
Dopo si deliziava nel ruolo di mamma scimmia,
scrupolosa e intenta cercando uova viaggianti
sui nostri capelli lucidi e fluttuanti,
ancora legati al funambolo di scena!
Ed ora? come me tutti cresciuti
assisto al penoso girotondo
di grandi miseri della terra
che spostano corte e cortigiani altrove,
dove neanche la terra c’è più,
fragorosamente crollata nel potere del cemento!
Chi mai li ha voluti i loro banchetti sull’isola
liberata da armamenti e sfoggio di belligerante attesa!
Chi si è ingannato ed inganna nel rivendicare le ossa di fine pasto,
si accontenti ora di colonne infami che bucano il cielo a quadretti,
cemento e ferro, e sempre fame, immobili nel tempo,
al posto di secolari querce.
E continuano a mordersi la coda e le mani,
magari il ventre sempre colmo,
rivendicando possesso ancora,
tacendo sull’isola che di granito è fatta,
di vento e ginestre, di marea che avvicina e porta via!
I potenti si divorino pure,
gli indigeni compiono riti di ringraziamento agli dei dispettosi.
4 risposte a “Girotondo otto – al g8”
e da ‘sardina’ qualcosa che già scrissi in ‘cartesensibil’, grazie alla disponibilità e comprensione di fernanda…
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se ci chiuderanno la parola, dietro righe di ferro, allora andremo a capo nell’irriguo campo della veglia e saremo in tanti a tenerci compagnia. Ciao Api,f.
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la poesia… oggi può far molta paura la poesia, quando come questa dice e scava.
grazie Api,
nat
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Ungaretti 2010
Si sta
come nel Risk
sul tavolo
le pedine
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